COPIA PRIVATA

Equo compenso, la Siae passa all’azione e regala i primi iPhone

Comprati a Nizza a prezzi più bassi rispetto a quelli italiani, 22 smartphone saranno consegnati a studenti meritevoli e associazioni del sociale. Testimonial della campagna Paolo Virzì e Antonio Ricci. E intanto spedite tre lettere di diffida a Apple per gli scontrini “ingannevoli”

Pubblicato il 30 Lug 2014

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Gli emissari della Siae sono andati a comprare una decina di iPhone a Nizza, in Francia, “dove costano meno che in Italia – affermano – a dispetto di una quota per i diritti di copia privata che è il doppio”, e hanno deciso di regalarli a studenti meritevoli dell’Accademia d’arte drammatica, del Centro sperimentale di cinematografia, dell’Accademia di Santa Cecilia, ma anche ad associazioni attive nel sociale, da Telefono azzurro alla Comunità di San Benedetto al porto di Don Gallo.

Così la Società italiana autori ed editori ha deciso di passare all’azione, e di mettere in pratica il proposito che aveva annunciato all’indomani della decisione di Apple di aumentare il prezzo dei propri device per l’importo esatto dell’aumento dell’equo compenso per copia privata, all’indomani dell’approvazione del decreto ministeriale firmato dal ministro Dario Franceschini. E lo ha fatto con un’azione dimostrativa pubblica, in collaborazione con Federconsumatori, riunend consumatori, associazioni benefiche e studenti di cinema, di teatro e di musica “per parlare del diritto d’autore – si legge in una nota dell’associazione – e della cultura come strumento di crescita e di identità del Paese”. Gaetano Blandini, direttore generale di Siae, ha annunciato l’invio di tre lettere di diffida indirizzate alle sedi Apple negli Stati Uniti, in Italia e in Olanda. Al colosso di Cupertino gli Autori contestano il fatto di aver messo nero su bianco sulle sue ricevute l’impropria dicitura “copyright levy”, tassa sul diritto d’autore, “anche se oggi – sottolinea Blandini – la Apple ha ridotto il costo dei Mac e eliminato la dicitura ‘tassa'”.

A lanciare l’allarme sulla situazione del mondo della cultura è Gino Paoli (nella foto), presidente della Siae: “C’è un attacco al Diritto d’Autore in tutto il mondo, ma il diritto d’autore è l’unico guadagno che gli artisti hanno – ha detto durante la conferenza stampa al Burcardo, a Roma – La creatività è uno dei beni più grossi che abbiamo, e dobbiamo far capire alla gente che non è una tassa Siae ma un compenso legittimo all’autore come ha stabilito la Corte di Giustizia Europea in numerose sentenze”.

A sostegno di questa iniziativa della Siae si sono schierati il regista Paolo Virzì e Antonio Ricci, il creatore di Striscia la Notizia. In platea anche Francesco Boccia, il parlamentare del Partito democratico e presidente della commissione Bilancio della Camera dei deputati: “Ci vuole forza, coraggio e libertà per sostenere questa battaglia culturale – ha detto Boccia – La musica e il cinema sono stati i primi comparti ad avere il commercio elettronico e sono stati travolti dall’economia digitale che ha trasformato la vita nostra e quella dei nostri figli. Le risorse accumulate da queste società che vendono pubblicità sulla rete sono enormi, loro non pagano le tasse nel Paese in cui producono reddito. L’equità fiscale che io sostengo non deve essere vista come un freno allo sviluppo della rete”.

“Io adoro Apple e uso i suoi prodotti, – sottolinea Virzì – e non ho quindi nessuna visione apocalittica, ma credo che sia necessario mettere al primo posto i consumatori e che tutto il sistema debba avere un rispetto reciproco del proprio ruolo. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti”. “Il decreto firmato da Franceschini sull’equo compenso è giusto adesso, il futuro è lo streaming legale ma bisogna tenere conto dei veloci mutamenti della tecnologia che ha sempre più bisogno della materia creativa – conclude Virzì -. L’ industria culturale necessita di risorse perché solo in tal modo gli artisti possono essere liberi e dedicarsi alla loro arte. In un futuro senza cinema, musica, teatro avremmo una vita inservibile che non augurerei a nessuno”.

“Il problema della creatività e della sopravvivenza degli autori italiani – ha aggiunto Antonio Ricci – è un tema cruciale. Nella televisione, a esempio, siamo invasi dall’indifferenza generale, da trasmissioni fatte di pesca nel fango, nudi e dipinti, il re delle torte, un livello di standardizzazione al ribasso. Il risultato è che i palinsesti sono pieni di trasmissioni che non hanno autori, ma servono solo da contenitori pubblicitari”.

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