“Un aumento del compenso attuale per copia privata andrebbe a penalizzare gli investimenti delle famiglie nelle nuove tecnologie”. Lo rileva Cristiano Radaelli, presidente di Anitec intervenuto al “Internet e libertà d’espressione. C’è bisogno di nuove leggi?”, presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati.
Secondo l’ultimo bilancio certificato disponibile di Siae, nell’anno 2012 il valore del compenso per copia privata in Italia è stato pari a 72 milioni di euro. “Gli aumenti richiesti da Siae comporterebbero un gettito pari a oltre il doppio dell’attuale – ha spiegato Radaelli – e sarebbero incongruenti con l’effettivo utilizzo dei prodotti musicali sui dispositivi tecnologici. In sostanza, il valore del compenso per copia privata proposto da Siae in questi giorni rappresenterebbe il 28% degli introiti della Siae stessa e costituirebbe quindi una vera rendita di posizione, perdendo così il significato di residualità assegnato all’equo compenso”.
Secondo Radaelli l’Ict è “partner naturale dell’industria culturale tanto che se pensiamo al solo settore musicale, il mercato della musica in streaming continua a crescere a un ritmo molto sostenuto e l’Italia è il terzo mercato d’Europa stando al Digital Music Report 2014 di IFPI, l’associazione internazionale dell’industria fonografica”.
Dai dati raccolti, emerge con chiarezza quanto la diffusione dei servizi di streaming abbia guidato lo sviluppo nei maggiori mercati internazionali verso una crescita del +4,3% e l’espansione del mercato europeo per la prima volta dopo oltre 12 anni. “I ricavi derivanti dallo streaming – ha evidenziato Radaelli – sono cresciuti del 51% nel 2013 per 1,1 miliardi di dollari a livello globale e i cinque mercati di punta in Europa hanno tutti mostrato trend di crescita positivi (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e UK). Il numero degli abbonati nel mondo è quasi quadruplicato per arrivare a 28 milioni”. Questi dati forniscono un quadro di come l’Ict può contribuire allo sviluppo dell’industria culturale e del mercato di riferimento. Dato che i consumatori utilizzano queste modalità tecnologiche, la creazione di copia privata è di conseguenza in diminuzione.
“L’eventuale revisione delle percentuali relative al compenso per copia privata caricate sui prezzi di vendita dei dispositivi tecnologici non può prescindere da questo scenario, fortemente favorevole proprio allo sviluppo dell’industria culturale” e aggiunge Radaelli “un aumento del compenso attuale andrebbe a penalizzare gli investimenti delle famiglie nelle nuove tecnologie”