IL PROGETTO

Euro digitale, Giorgetti: “Chiarire ruolo e costi degli intermediari”

Il ministro dell’Economia: “No a nuovi oneri per i commercianti”. Intanto l’Eurogruppo ha preparato un documento sul progetto della Bce: dovrà essere all’insegna dell’inclusività, della stabilità e dell’innovazione. Il commissario Ue, Paolo Gentiloni, conferma la roadmap: “Proposta legislativa nel secondo trimestre”

Pubblicato il 17 Gen 2023

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Si discute anche di euro digitale al Consiglio Economia e finanza a Bruxelles, dove i ministri dell’Economia dell’Ue hanno prodotto una dichiarazione con alcune richieste sul progetto allo studio della Banca centrale europea. Tra queste: l’euro digitale dovrebbe integrare il contante, non sostituirlo ed essere introdotto in un contesto di sufficiente digitalizzazione dell’economia.

Per l’Eurogruppo una priorità dovrebbe essere anche “Garantire una portata paneuropea dell’euro digitale, catalizzando al tempo stesso l’innovazione nel settore finanziario e la complementarità con soluzioni private. L’ecosistema dell’euro digitale dovrebbe sfruttare la forza e l’esperienza dei partecipanti pubblici e privati e basarsi sull’infrastruttura europea. Sebbene sia necessario un ulteriore lavoro sull’assegnazione precisa delle competenze, riteniamo che gli intermediari vigilati potrebbero svolgere un ruolo importante nell’ecosistema dell’euro digitale”, si legge nel documento.

Come ha chiarito il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti: “Sul coinvolgimento degli intermediari suggeriamo di chiarire meglio la ripartizione dei costi e dei benefici per la distribuzione dell’euro digitale, soprattutto se questi costi potrebbero in qualche modo essere trasferiti ai commercianti che sono costretti ad accettare pagamenti in euro digitali come moneta a corso legale”.

Euro digitale, progetto europeo inclusivo

“Per avere successo, un euro digitale deve essere un progetto europeo comune e inclusivo, sostenuto dall’opinione pubblica europea e costruito su una solida base democratica”, si legge nella dichiarazione dei ministri dell’Economia dell’Eurozona.

“Un euro digitale dovrebbe integrare e non sostituire il contante e dovrebbe garantire l’accesso alla moneta della banca centrale per gli utenti della zona euro in tempi di maggiore digitalizzazione dei pagamenti – evidenziano i ministri -. Un euro digitale dovrebbe essere sicuro e resiliente, garantire un elevato livello di privacy, essere facile e comodo da usare e ampiamente accessibile al pubblico, anche in termini di costi per gli utenti finali”.

Il documento indica che la progettazione di un euro digitale dovrebbe rispettare altri obiettivi politici come la prevenzione del riciclaggio di denaro, il finanziamento illecito e l’evasione fiscale, e garantire il rispetto delle sanzioni. “Si potrebbe seguire un approccio basato sul rischio per consentire una maggiore privacy nel caso di transazioni meno rischiose, il che potrebbe garantire una più ampia adozione dell’euro digitale tra i cittadini con una maggiore preferenza per la privacy”, è la proposta dei ministri europei dell’Economia.

Innovazione nel settore finanziario

L’Eurogruppo sostiene inoltre “l’esplorazione di una funzionalità offline che servirebbe una gamma più ampia di casi d’uso e contribuirebbe anche all’inclusione finanziaria facilitando l’uso da parte dei cittadini in diversi scenari”.

Ancora, un euro digitale dovrebbe mirare a salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro: “I potenziali rischi per la stabilità finanziaria dovrebbero essere limitati, ad esempio imponendo limiti di detenzione e vincoli nella progettazione dell’euro digitale, pur mantenendone l’attrattiva come mezzo di pagamento”.

I ministri dell’Eurozona hanno chiesto anche di considerare le implicazioni ambientali della progettazione dell’euro digitale.

Verso pagamenti digitali innovativi

L’euro digitale potrebbe essere un elemento costitutivo dell’architettura futura per soluzioni di pagamento all’avanguardia, secondo quanto hanno messo nero su bianco i ministri dell’Economia dell’Ue. “A tal fine – si legge – potrebbe consentire l’avvio automatico di un pagamento quando vengono soddisfatte condizioni predefinite, il che significa che gli utenti sarebbero in grado di programmare i pagamenti. In quanto moneta, tuttavia, l’euro digitale dovrebbe essere convertibile in ogni momento e in tutta la zona euro alla pari con altre forme di euro, come le banconote e i depositi delle banche commerciali. L’euro digitale non può quindi essere una moneta programmabile”.

Dovrebbero essere prese in considerazione adeguate misure di regolamentazione, tra cui la concessione dello status di moneta a corso legale in euro digitale, al fine di garantire la coerenza con il contante e rendere la moneta digitale della banca centrale ampiamente accessibile per l’uso al dettaglio a tutti gli utenti finali nell’area dell’euro, tenendo conto nel contempo della distribuzione dei costi e delle tecnologie necessarie. L’euro digitale “dovrebbe concentrarsi in via prioritaria sulle esigenze e sulle specificità della zona euro”, dichiarano i ministri. “L’interoperabilità con altre valute digitali della banca centrale dovrebbe essere una caratteristica importante dell’euro digitale, anche per le transazioni tra valute”. Inoltre “i rischi associati all’uso di un euro digitale al di fuori dell’area dell’euro devono essere mitigati e monitorati”.

Proposta legislativa nel secondo trimestre

“La Commissione intende presentare una proposta legislativa sull’euro digitale nel secondo trimestre di quest’anno. Nel frattempo, i nostri servizi continueranno a lavorare a stretto contatto con la Bce per supportarne il lavoro in questa fase di indagine”, ha affermato il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa al termine della riunione dell’Eurogruppo.

Viene confermata così la roadmap indicata dal vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, nel suo intervento alla conferenza congiunta con la Bce sull’euro digitale: la Commissione europea proporrà entro giugno del 2023 una proposta legislativa che stabilirà per legge l’euro digitale e regolerà i suoi aspetti essenziali. Una volta presentato, in base alle nostre previsioni per la prima metà del 2023, sarà negoziato dal Parlamento europeo e dagli Stati membri. Nel frattempo, sia la Bce che la Commissione hanno tenuto consultazioni aperte per raccogliere opinioni da tutte le parti”, ha aggiunto Dombrovskis.

Il processo per la nascita dell’euro digitale è nella “fase di investigazione”, in cui la Bce “valuta i pro e i contro e ha intense interazioni con tutti gli stakeholder. Questa fase finirà alla fine del 2023 e a quel punto il consiglio direttivo deciderà se procedere o no alla prossima fase, che è la fase realizzativa”, ha puntualizzato Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo della Bce. “Lo faremo se abbiamo la certezza che funzionerà”.

Panetta ha ribadito che tra i principali temi allo studio ci sono la privacy e la possibile introduzione di limiti al possesso. Sulla privacy, “si potrebbero valutare dei limiti – 50 euro per ogni pagamento e fino a 1.000 euro complessivi al mese – su cui la Bce non registrerebbe alcun dato sulle operazioni con l’euro digitale”, ha ipotizzato Panetta.

Sulla stabilità del sistema ha chiarito: “Se diamo accesso a un sistema privo di rischi, liquido e senza costi di transizioni, ci sarebbe il rischio che qualcuno sposti interi depositi fuori dalle banche e questo in periodi di crisi potrebbe creare instabilità”, ha affermato. L’euro digitale è, infatti, “un mezzo di pagamento, non uno strumento per accumulare valore”. Su questo “ipotizziamo limiti allo stoccaggio nel dispositivo a 3.000 euro. Altrimenti – ha notato Panetta – potresti trasferire il tuo conto nello smartphone e questo creerebbe instabilità nel sistema”.

Analoghe valutazioni entrano in gioco nel decidere se dare accesso all’euro digitale ad esempio ai consumatori dei Paesi in via di sviluppo, ha indicato ancora Panetta: “Potremmo facilmente destabilizzare un Paese dando accesso a tutti i suoi consumatori all’euro digitale e innescando così una corsa agli sportelli bancari”.

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