Sale a 2,1 miliardi di euro la dote di fondi strutturali e di investimento europei che l’Italia destinerà a banda larga e Agenda digitale nell’arco del periodo 2014-2020. La cifra è ormai definitiva. Vale a dire messa nero su bianco nella versione ufficiale dell’Accordo di Partenariato con l’Italia adottato dalla Commissione europea nella giornata di oggi. Il grosso delle risorse, attorno a 1,8 miliardi, affluirà dalle casse del Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale. La parte rimanente sarà finanziata attraverso il Fondo agricolo europeo (Feasr).
“Un traguardo che corona questi ultimi mesi di lavoro e nello stesso tempo una sfida che l’Italia deve cogliere in pieno” ha commentato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione Territoriale, Graziano Delrio.
Entrambe le quote nei mesi scorsi erano state teatro di febbrili negoziati tra Bruxelles e Roma. In agosto il governo aveva infatti deciso di abbassare l’asticella dei finanziamenti europei per il digitale a 1.351 miliardi, dagli 1.789 inizialmente notificati alla Commissione.
Il colpo di scure, a dire il vero, obbediva soprattutto a ragioni di ordine contabile, ossia allineare le previsioni di spesa dell’Accordo di Partenariato con quelle inscritte nei Piani Operativi Regionali (alle regioni spetta, da ultimo, il compito di progettare e attuare la spesa di una fetta maggioritaria delle risorse). Ma aveva fatto infuriare i servizi della Dg Connect della Commissione – il “dicastero” diretto da Neelie Kroes –, che avevano lanciato un pressing serrato su Roma per ottenere quantomeno il ripristino dello stanziamento iniziale. Sino al punto da brandire la clava di un possibile veto al piano italiano. Preziosa, a quanto risulta al Cor.Com, è stata nella circostanza la mediazione del sottosegretario alle comunicazioni Antonio Giacomelli. Le risorse sono state infine non solo ripristinate, ma leggermente aumentate rispetto alle previsioni inziali. Quelle del Feasr, in particolare, passano da 136 a 258 milioni, mentre il Fesr ha guadagnato 50 milioni. La torta complessiva dei fondi strutturali di cui beneficerà l’Italia nel periodo 2014-2020 assomma a quasi 43 miliardi di euro. Ai quali dovrà essere addizionato un co-finanziamento al 50 o al 25% proveniente da risorse nazionali e regionali, e necessario per sbloccare i finanziamenti di Bruxelles. Il ventaglio di settori interessati, come è noto, è molto ampio: istruzione, innovazione, PMI, ambiente, energia, trasporti, etc. L’Accordo di Partenariato è il documento nazionale che traccia le linee guida di spesa dei fondi strutturali.
Se la partita sulla ripartizione dei fondi sembra essersi chiusa con un esito tutto sommato felice, i rebus non sono comunque finiti. Durante la lunga fase di interlocuzione con la Commissione sull’Accordo di Partenariato, l’Italia è stata a più riprese bacchettata per “l’assenza di una strategia globale per affrontare le carenze in termini di infrastrutture, contenuti e servizi digitali”. In chiaro: interventi troppo frammentati e incoerenti e pertanto privi di “una regia nazionale”.
Un rilievo al quale sta tentando ora di rispondere il piano Banda ultra larga 2014-2020, messo a punto dal Mise, che sarà a breve trasmesso a Bruxelles. Piano, tuttavia, nel quale è scritto senza perifrasi che per centrare gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea (30 Megabit a tutti gli italiani e 100 Megabit ad almeno 50% entro il 2020; ora siamo a quota 20), e colmare i vistosi ritardi del paese in questo ambito, occorrono 6 miliardi di euro pubblici. Tra quelli europei e nazionali si lambisce quota 4 miliardi, che comunque non sono destinati esclusivamente allo sviluppo della banda ultra larga ma andranno anche a promuovere l’alfabetizzazione digitale o ancora la digitalizzazione della PA. Anche se in maniera informale, Bruxelles ha peraltro segnalato che lo smistamento dei fondi strutturali per la banda larga apparirebbe troppo sbilanciato in favore delle regioni del Sud (comunque beneficiarie della maggior parte dei fondi europei in quanto hanno un PIL pro-capite inferiore al 75% della media Ue).
Delrio ha ricordato che “abbiamo lavorato fianco a fianco, con la Commissione, per rendere il più possibile incisivo ed efficace questo contratto tra Europa e Italia per la crescita. L’Accordo di partenariato sui Fondi 2014-2020 punta sul rafforzamento del nostro Paese nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, secondo le strategie di Europa 2020 e contribuirà a riportare in equilibrio le aree svantaggiate. Solo per i fondi di coesione, Fesr e Fse, si tratta di 32,2 miliardi di euro di risorse comunitarie che, sommati al Feasr per lo sviluppo agricolo, al Feamp per gli affari marittimi e ai fondi Yei salgono a 44 miliardi, quindi un’occasione reale di crescita e di superamento dei gap tra le varie regioni del Paese. A queste risorse vanno aggiunte le risorse di cofinanziamento nazionale, pari a oltre 20 miliardi tra risorse statali e regionali, e vanno anche considerati gli oltre 7 miliardi che rafforzano la programmazione, nazionale e regionale, nelle regioni meno sviluppate, ma operano in complementarità con essa, nei cosiddetti programmi paralleli, per evitare di vincolare anche queste risorse ai rigidi target temporali dei programmi comunitari. Una possibilità per il Sud, come abbiamo detto nei giorni scorsi, di strutturarsi per attestarsi al traino della ripresa economica italiana”. “L’accordo, costruito insieme a Amministrazioni centrali, Regioni, enti locali, società civile, è stato condotto in porto in partnership con la Commissione, con lo specifico obiettivo di superare le criticità che hanno reso complessa l’attuazione del precedente programma 2007-2014. La capacità amministrativa, il monitoraggio costante, la chiarezza degli obiettivi nazionali saranno al primo posto del nostro lavoro affinché siano produttive le risorse europee ed efficaci le scelte collegate”.
“Questi mesi di lavoro – conclude Delrio – hanno visto Europa e Italia impegnarsi per raggiungere e obiettivi comuni e contribuire ad una Europa più uguale e coesa. Per questo, va in particolare al Commissario alle Politiche regionali, Johannes Hahn, il nostro ringraziamento”.