EXPO 2015

Expo 2015, Galli: “Faremo di Milano la smart city d’Europa”

Il direttore generale della Direzione Gestione evento di Expo 2015 accende i riflettori sul connubio innovazione-gestione: “Parterre de rois per un’esperienza d’eccellenza”

Pubblicato il 03 Feb 2014

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Il conto alla rovescia verso Expo 2015 è partito e la kermesse internazionale diventa protagonista della nostra nuova rubrica sul Corriere delle Comunicazioni

Non è affatto semplice raggiungere Piero Galli: tra decine di conference call, aerei da prendere al volo e un’infinità di altri appuntamenti e carte da studiare, il responsabile de facto della riuscita di Expo 2015 ha un’agenda decisamente fitta. Il Corriere delle Comunicazioni è riuscito a intervistarlo in occasione dell’inaugurazione, da questo numero, di una rubrica votata a dare conto ai lettori di tutte le iniziative innovative in campo in vista della manifestazione. La “macchina da guerra”, come la chiama Galli, continua ad avanzare, dando giorno dopo giorno vita a quella che diventerà la smart city più vasta d’Europa. “Ma in una smart city l’innovazione non deve essere esasperata anzi è utile solo quando è gestibile”.

Per l’Expo sono previsti 3,5 miliardi di investimenti. A quanto ammonta la fetta Ict?

Intanto è bene precisare che nei 3,5 miliardi ci sono anche i costi di gestione, e la parte degli investimenti strutturali ha diverse componenti, quelle che riguardano il nostro lavoro e quelle invece ascrivibili ai paesi partecipanti. Delle 140 nazioni ospiti, 62 realizzeranno in proprio i loro padiglioni, e ciascuna delle strutture sarà un coacervo di soluzioni tecnologiche. Comunque, a grandi linee, direi che il 12-13% degli investimenti è devoluto in tecnologia.

Ci sono ostacoli?

Onestamente non vedo difficoltà specifiche dal punto di vista tecnologico: la programmazione è stata accurata, la realizzazione delle infrastrutture è in linea con gli obiettivi. Le vere criticità sono due: dato che l’obiettivo primario è creare una smart city impostata su cinque layer diversi, la parte più complessa riguarda i processi di integrazione. Puntiamo alla creazione di un’area che dal punto di vista tecnologico non sarà seconda a nessuna in tutta Europa. La seconda criticità nasce qui: dobbiamo fare in modo che non rimanga un esercizio teorico, bilanciando il rischio di un eccesso tecnologia e garantendo che il sistema funzioni senza intoppi.

Eccessi di tecnologia?

Per gli accessi fisici potremmo utilizzare ad esempio il controllo biometrico. È il sistema senz’altro più innovativo. Il problema è che implica non poca complessità nel rapporto tra la soluzione tecnologica e il comportamento del visitatore. Oppure ci sono operatori che con le loro applicazioni promettono un’esperienza totale su smartphone, tablet e altri device portatili. Ma poi l’infrastruttura sarà in grado di reggerla? Mettiamola in questo modo: non possiamo permetterci di ospitare fino a 250mila persone al giorno se la tecnologia che adoperiamo non è stabilizzata. Dobbiamo cercare il punto di contatto tra massimo livello di innovazione e massima capacità di gestione.

Milano è oggi un laboratorio “smart” a cielo aperto. A cosa state dando la precedenza?

Le nostre soluzioni in realtà sono strumentali al funzionamento ‘liscio’, ideale in una visita dei padiglioni della durata di sei-sette ore, ma c’è già un ecosistema di iniziative fuori dal perimetro dell’Expo. Io penso che una smart city non debba essere per forza hi-tech, deve piuttosto adottare determinati accorgimenti supportati poi dalla tecnologia. Noi abbiamo condiviso con il Comune le isole digitali per perfezionare la visita integrata, soprattutto a livello di trasporti, dentro e fuori il sito dell’Expo. Abbiamo introdotto la piattaforma E015, che definisce uno standard di open data nel momento in cui i partner condividono con noi le proprie informazioni. Vengono in questo modo integrati dati che arrivano dal Comune, dalla Regione, dall’Atm, dagli Aeroporti e poi sono erogati all’utente in maniera seamless. Questo è un primo passo importante per rendere le città davvero ‘smart’.

Le tempistiche: all’Expo si imputano ritardo e una tabella di marcia non ben definita.

Vorrei confutare la tesi del ritardo: il cronoprogramma è rispettato. Avevamo detto che entro il 2013 ci sarebbe stata la consegna del primo 50% dei lotti ai Paesi partecipanti, e il 16 dicembre ne abbiamo consegnati 26. Ma siamo on time anche nella realizzazione delle infrastrutture informatiche e tecnologiche. Uno dei motivi per cui a suo tempo abbiamo selezionato i partner con l’idea di ottenere un vero parterre de rois è perché dovevamo contare su tecnologie e comprovate capacità di soggetti capaci di tenere il passo con le esigenze di questa manifestazione.

E per l’immediato futuro?

Oltre ai primi biglietti dematerializzati disponibili ad aprile sul nuovo sito Web, tra marzo e giugno ci saranno in serbo diverse altre novità.

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