Il canone in bolletta frutterà – appare ormai certo – un sostanzioso “bottino” di entrate in più rispetto agli anni precedenti per la Rai. Si parla, secondo le ultime stime diffuse dal Ministero per lo sviluppo economico, di un gettito complessivo che potrebbe superare i due miliardi di euro, quindi oltre 400 milioni di euro in più rispetto al 2015. Per il 2016 il 60% dell’extragettito, secondo le cifre circolate finora, sarà destinato alla Rai, e il rimanente 40% andrà al fondo di riduzione fiscale per la tassa sulla prima casa. Dall’anno successivo, poi, la quota del maggior gettito da destinare alla Rai si fermerà al 50%, mentre dalla quota di incassi eccedente rispetto agli anni precedenti si attingeranno 50 milioni di euro da destinare alle Tv locali e altrettanti siano assegnati all’editoria.
Considerando le maggiori entrate per viale Mazzini grazie alla nuova modalità di pagamento del canone, il governo starebbe così prendendo in considerazion un diverso regime pubbicitario, scrive Aldo Fontanarosa su Repubblica.it. La Tv di Stato potrebbe rinunciare a una quota della pubblicità che raccoglie annualmente, per un ammontare complessivo che il quotidiano stima tra i 60 e i 120 milioni di euro.
Uno scenario del resto già prefigurato nel tempo dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. Il mezzo per arrivare a questo risultato sarebbe la concessione statale per il servizio pubblico, che dovrà essere rinnovata per i prossimi 10 anni entro gennaio 2017. Nella concessione infatti potrà essere messa nero su bianco l’interpretazione delle norme che regolano la trasmissione degli spot sulla Rai. Finora la legge che pone il limite del 4% di affollamento pubblicitario alla settimana è stata interpretata dalla Rai “sforando” questo limite su Rai1, dove le tariffe sono più alte, e “recuperando” su Rai2 e Rai3, dove il prezzo degli spot è più basso. Ma la concessione potrebbe imporre un’interpretazione più stringente, imponendo il rispetto del 4% su ogni singola rete. Questo comporterebbe, secondo le stime citate da Repubblica, la “liberazione” di 60 milioni di euro di investimenti pubblicitari se si considera come fascia di riferimento quelle delle 24 ore, o arrivare fino a 120 milioni se si deciderà di fare riferimento alla fascia oraria 7-23, quella “pregiata” per la pubblicità.
Investimenti che, una volta liberati dalla Tv di Stato, potrebbero finire nelle casse delle Tv private, a partire dalla rete ammiraglia di Mediaset, Canale 5, delle emittenti dei Gruppo Cairo, fino a Discovery e a Sky, ma anche ai colossi del Web e alla carta stampata.