FaceApp, l’applicazione che permette di invecchiare i volti e che ha destato dubbi sulla privacy, a luglio è stata scaricata 30 milioni di volte, catapultandosi così in cima alle classifiche dei negozi digitali di Apple e Google. Lo dicono le rilevazioni di Statista e Priori Data. L’applicazione è stata lanciata nel 2017 da una società russa chiamata Wireless Lab e quell’anno ha registrato un picco di 16 milioni di download, quindi quasi la metà di quelli totalizzati a luglio 2019.
Nelle scorse settimane è diventata virale per via di un aggiornamento che ha inserito la tecnologia di intelligenza artificiale in grado di cambiare il volto, in particolare invecchiarlo, in maniera realistica. Ed è diventato una specie di sfida social anche tra vip e personaggi famosi.
Ma Faceapp ha anche suscitato preoccupazioni sulla privacy. Tanto che negli Usa è stato chiestol’intervento dell’Fbi. Una campana d’allarme che suona forse dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e le rivelazioni sulle interferenze russe nelle elezioni statunitensi del 2016.
La difesa di FaceApp
Conservazione dei file per un tempo non superiore alle 48 ore, nessuna cessione a terzi dei dati degli utenti, zero collegamenti tra foto e identità. Sono le rassicurazioni fornite dal team di FaceApp, la app che sta rimbalzando sui social, agli allarmi lanciati sul fronte privacy.
Le foto, fanno sapere dall’azienda al sito TechCrunch, vengono caricate sui server dell’infrastruttura cloud aziendale per l’elaborazione e conservate per un periodo inferiore ai due giorni così da evitare che gli utenti debbano trasmetterle nuovamente per eseguire altri editing e per analisi interne a fini statistici. La società russa sottolinea inoltre di non rendere accessibili i file né le informazioni private a terze parti.
Da utenti ed esperti sono stati sollevati in questi giorni preoccupazioni sul fatto che FaceApp carica le foto scelte degli utenti sul cloud e quindi l’elaborazione delle immagini non viene eseguita localmente sul proprio dispositivo. Nessun dato degli utenti, specifica poi la società, viene “trasferito in Russia”, anche se il suo team di ricerca e sviluppo ha sede lì e che non “vende o condivide i dati degli utenti con terze parti” e che questi su richiesta possono essere cancellati.
Il team di FaceApp, infine, sottolinea che la stragrande maggioranza degli utenti non effettua il login e quindi l’app non è in grado di collegare le foto alle identità degli stessi.