Facebook vuole dare la possibilità ai propri utenti di decidere, attraverso una sorta di referendum, se abbandonare o meno il meccanismo attraverso cui i membri possono dare il “voto” a eventuali cambiamenti della sua governance. Il 21 novembre scorso il colosso fondato da Mark Zuckerberg aveva annunciato modifiche alla sua “Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità” e alle politiche di utilizzo dei dati. In particolare si diceva pronto ad abbandonare il meccanismo attraverso cui gli utenti possono esprimere il “voto” su eventuali cambi di governance, perché sostenevano che questa modalità finiva per scatenare una pioggia di commenti di ogni tipo “a scapito della loro qualità”.
Dopo aver ricevuto critiche e pressioni da più parti per questa decisione, sia pure per il momento soltanto preannunciata, il gigante social ha deciso che, se oltre il 30% del suo milione e passa di membri voterà per mantenere il “diritto di voto”, questo resterà inalterato. Se invece non si raggiungerà il quorum, i pareri espressi dagli utenti resteranno non vincolanti per la company. La votazione sarà consentita attraverso l’uso dell’applicazione di un provider esterno e una commissione indipendente prenderà in esame i risultati. La scadenza ultima per esprimere il proprio parere è il 10 dicembre alle 15.00.
Dopo l’annuncio della scelta di Fb di eliminare il “diritto di voto”, era insorto l’ufficio dell’Irish Data Protection Commissioner (Dpc), organismo regolatorio per la privacy in Irlanda. Oltre a essere responsabile dell’applicazione e monitoraggio della legislazione sulla protezione dei dati in Irlanda, il Dpc si occupa anche della tutela dei dati degli utenti di Facebook nell’Unione europea perché il quartier generale internazionale di Fb è a Dublino. Il Commissioner aveva dunque lanciato un avvertimento al gigante social: “Se valuteremo che i cambiamenti proposti richiedono uno specifico consenso da parte degli utenti della Ue, chiederemo a Fb di ottenerlo”.
In seguito erano intervenuti anche Marc Rotenberg, presidente dell’Electronic Privacy Information Center (Epic), centro di ricerca di Washington focalizzato su libertà civili e privacy, e Jeffrey Chester, alla guida del Center for Digital Democracy (Cdd), impegnato nella tutela dei consumatori Usa, sostenendo che i cambiamenti proposti da Facebook “rappresentano un rischio per la riservatezza dei dati degli utenti”. Si riferivano anche ad altri cambiamenti, oltre a quello citato sopra, riguardanti per esempio l’introduzione di promemoria su chi può vedere cosa e la combinazione dei dati di tutti gli utenti, compresi quelli appena approdati sul social network grazie all’acquisizione di Instagram da parte di Fb.