Spetta alla Corte di Giustizia dell’Unione europea decidere se il regolatore irlandese della privacy può aprire un’indagine sulle accuse rivolte alla filiale locale di Facebook di aver consegnato illegalmente dati dei suoi utenti all’intelligence degli Stati Uniti. E’ quanto ha decretato il giudice Gerard Hogan dell’Alta corte irlandese, chiamato in causa da un utente austriaco, lo studente di legge Max Schrems, che ha chiesto al tribunale irlandese di annullare la precedente decisione dell’Irish Data Protection Commissioner che si era rifiutato di esaminare il suo reclamo sul trasferimento dei suoi dati da Facebook agli Usa.
Il caso fa riferimento ancora una volta al sistema massiccio di sorveglianza rivelato dall’ex consulente della Nsa Edward Snowden: secondo il giudice irlandese tale sistema potrebbe aver portato alla luce delle falle nel comportamento degli Stati Uniti in fatto di data protection che metterebbero a repentaglio l’accordo esistente tra Usa e Ue che permette alle aziende di trasferire informazioni dall’Europa agli Stati Uniti.
Prima di poter aprire un’indagine sulle accuse di trasferimento di dati da Facebook alla National Security Agency americana, Hogan dice che la Corte di Giustizia europea deve decidere se le autorità irlandesi si devono allineare alla visione dell’Ue secondo cui le norme di data protection americane sono adeguate.
“Le rivelazioni di Snowden dimostrano che le autorità americane hanno un controllo massiccio delle informazioni, con quasi studiata indifferenza verso le necessità di privacy dei comuni cittadini”, afferma il giudice irlandese Hogan. “I loro diritti alla data protection sono stati gravemente compromessi dai programmi di sorveglianza massicci e indiscriminati”.
Facebook ha indicato alle autorità irlandesi di aver consegnato i dati solo alle agenzie americane per la sicurezza “dietro richieste specifiche fatte in modo appropriato e legittimo”.
L’autorità irlandese che vigila sulla protezione dei dati personali è preposta al controllo della compliance di Facebook con le norme dell’Ue sulla data protection perché i quartier generali europei del social network sono, come noto, a Dublino. In precedenza il Data Protection Commissioner irlandese aveva respinto il reclamo di Schrems come “frivolo e vessatorio” e si era rifiutato di aprire un’inchiesta. Schrems ha presentato in tutto 22 reclami sul presunto mancato rispetto di Facebook delle regole Ue sulla privacy, per esempio per il fatto che l’azienda conserva le foto sui suoi server anche dopo che l’utente le ha cancellate.