Una testimonianza lunga, complessa, e piena di passaggi delicati. Davanti alla commissione servizi finanziari del Congresso americano il Ceo e fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha risposto alle domande dei deputati americani su argomenti che hanno spaziato dalla privacy alle elezioni presidenziali, dalla libertà di parola alla criptovaluta Libra, che il social media ha cercato di creare e preparare nonostante le perplessità avanzate delle banche centrali e dei regolatori di tutto il pianeta.
Con una divisa inedita per l’uomo che ha fatto della maglietta monocromatica e i jeans il suo abito “di scena”, cioè in abito e cravatta, Zuckerberg ha affrontato una serie di temi caldi, a partire dalla criptovaluta Libra, che dovrebbe partire nel 2020. “Facebook – ha detto Zuckerberg ai membri della commissione che hanno detto di non credere nelle buone intenzioni del social network – insisterà per avere l’approvazione regolamentare degli Usa per lanciare Libra“. E che Facebook piuttosto lascerebbe l’associazione non profit con sede in Svizzera, che Facebook ha creato per gestire Libra e che è stata abbandonata da più della metà dei membri nei giorni scorsi, anziché acconsentire al lancio della valuta senza l’approvazione dei regolatori americani.
Libra tuttavia, secondo il trentacinquenne Mark Zuckerberg, rimane sempre un progetto molto rischioso, ed è questo il motivo delle defezioni anche autorevoli (eBay, Visa, Mastercard, Stripe) prima del lancio.
Zuckerberg ha anche giocato la “carta cinese” durante la sua testimonianza, suggerendo ai deputati americani che è necessario che regolino il più velocemente possibile il settore delle criptovalute nel quale i cinesi hanno forti interessi: “Mentre noi dibattiamo questi problemi – ha detto Zuckerberg – il resto del mondo non sta ad aspettare. La Cina si sta muovendo molto velocemente per lanciare idee simili alle nostre nei prossimi mesi”.
Mentre le investigazioni da parte del Dipartimento di Giustizia, dalla Federal Trade Commission e dal sottocomitato antitrust della commissione giustizia del Congresso americano stanno portando avanti le indagini sul ruolo dell’azienda nel mercato Usa, l’ipotesi di uno “spezzatino di Facebook” lanciata originariamente da una delle candidate alla presidenza americana di fede democratica sta prendendo sempre più corpo.
Tra i temi toccati, quello dell’acquisizione da 22 miliardi di dollari di Whatsapp. Zuckerberg un anno fa aveva istruito i suoi portavoce di sottolineare che la fusione tra le basi dati degli utenti di Facebook e Whatsapp erano praticamente impossibili, per poi subito dopo effettivamente procedere. a fonderle.
Accusato di aver manipolato la pubblica opinione, incassando anche una multa da parte della Ue al riguardo, Zuckerberg ha dichiarato di capire “che abbiamo un lavoro duro da fare per costruire la fiducia di tutti su questo. Questo significa prendersi degli impegni anche se un domani potremmo cambiare idea su come operare».
I rappresentanti della Commissione hanno sottolineato che proprio per questo atteggiamento preoccupa tutti quanti relativamente alla cripotovaluta, dove Facebook potrebbe altrettanto disinvoltamente cambiare opinione.
Ma uno dei temi veramente caldi, per i quali Zuckerberg è stato messo alle strette dalla commissione, è stato quello della politica, delle influenze di potenze ed entità straniere sulle elezioni presidenziali Usa del 2020, e della libertà di parola.
Accusato in diversi momenti, incluso in una serie di passaggi con la parlamentare democratica Alexandria Ocasio-Cortez di voler difendere la libertà di espressione e la tempo stesso di non voler controllare le pubblicità politiche per identificare quelle palesemente false e bugiarde, in questo modo compromettendo la volontà del voto di milioni di persone, Zuckerberg si è difeso osservando che “In democrazia ritengo che le persone dovrebbero avere la capacità di giudicare da sole quel che i politici dicono e giudicarli in maniera autonoma».