IL CASO

Facebook pronta a cedere all’Ftc: ok a maggiori controlli sulla privacy

In via di conclusione le trattative tra il social e la Federal Trade Commission: Zuckerberg dovrà effettuare una rigorosa revisione delle strategie a tutela delle informazioni prima di lanciare nuovi prodotti e servizi. In vista una multa tra i 3 e 5 miliardi di euro

Pubblicato il 06 Mag 2019

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Facebook pronta a cedere alle richieste della Federal Trade Commission che vuole controlli più stringenti sulle policy relative alla protezione dei dati.  Il social network punta dunque a far chiudere l’ampia indagine federale sugli scandali emersi lo scorso anno. Secondo alcune fonti riportate dal Washington Post, la concessione di Facebook rientra nelle trattative in corso con la Ftc, che dovrebbero includere anche una maxi-sanzione. Nell’ambito dell’intesa allo studio, Facebook dovrebbe completare una rigorosa revisione della privacy prima di lanciare nuovi prodotti e servizi, ma anche documentare le sue decisioni in modo da aiutare la Ftc a valutare se la società ha valutato gli effetti delle sue pratiche di raccolta di dati.

Entrando nel dettaglio la multa sarà probabilmente più vicina ai 5 che ai 3 miliardi di dollari; la Ftc chiede al social di istituire un comitato di vigilanza “indipendente” e nominare un top manager pre-approvato dall’agenzia. Inoltre lo stesso ceo Mark Zuckerberg potrebbe assumere il ruolo di “designated compliance officer” con la responsabilità di attuare le policy aziendali sulla protezione dei dati personali. Zuck sarà personalmente responsabile di come Facebook gestisce la privacy dei suoi utenti e reagisce a eventuali problemi.

L’indagine della Ftc è stata aperta dopo lo scandalo Cambridge Analytica, l’ormai defunta società di marketing politico che ha catturato tramite una app su Facebook i dati di 87 milioni di utenti della piattaforma social senza il consenso degli interessati. Il mancato controllo sul data sharing sul sito di Zuckerberg è diventato non solo un motivo di preoccupazione per i governi di diversi paesi del mondo: per le autorità americane implica la violazione di un precedente accordo raggiunto da Facebook con la Ftc nel 2011 proprio sulla tutela della privacy. Lagenzia federale Usa, con poteri sia di vigilanza antitrust che di protezione dei consumatori, ha aperto un’indagine sul caso Facebook-Cambridge Analytica a marzo 2018.

Intanto in Europa, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Ue, Facebook ha aperto una “war room”, una sala operativa in cui decine di persone lavorano per contrastare la diffusione di fake news volte a orientare l’opinione pubblica. La sala, allestita nella sede di Facebook a Dublino, ricalca quella predisposta negli Stati Uniti l’anno scorso, per vigilare sulle elezioni di metà mandato, e quella creata a Singapore per le più recenti elezioni indiane.

Come raccontano il Guardian e il New York Times, tra le testate che hanno visitato la “war room” europea, sono una quarantina le persone chiamate a monitorare cosa accade su Facebook. Questi dipendenti, coadiuvati da team di esperti, hanno il compito di ripulire il social da fake news, account falsi e interferenze estere. Il controllo avviene nelle diverse lingue parlate nei 27 Paesi (28 con il Regno Unito) che tra il 23 e il 26 maggio andranno a votare per rinnovare il Parlamento Ue. “Stiamo affrontando una sfida di sicurezza. Ci sono una serie di attori che vogliono manipolare il dibattito pubblico”, ha spiegato Nathaniel Gleicher, responsabile della sicurezza informatica di Facebook. Tuttavia, ha osservato, “in una situazione del genere una singola organizzazione non basta. C’è bisogno del maggior numero possibile di persone concentrate sul problema”.

La “war room” è l’ultima mossa di Facebook per proteggere il dibattito pre-elettorale in Ue. Nei mesi scorsi la società di Mark Zuckerberg ha rafforzato le regole sulle inserzioni politiche per evitare che la pubblicità sia usata da Paesi terzi per interferire nelle elezioni, come accaduto con i post di troll russi durante le Presidenziali Usa del 2016.

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