Facebook ha annunciato il rilancio della piattaforma pubblicitaria Atlas, acquistata lo scorso anno da Microsoft, con un miglioramento delle funzionalità cross-device per aiutare gli inserzionisti a raggiungere i consumatori su più dispositivi e piattaforme. Un upgrade, questo di Atlas, letto dai commentatori come un attacco sferrato a Google sul terreno della pubblicità via web.
Atlas è una versione riprogettata dell’Atlas Advertiser Suite che Facebook ha comprato da Microsoft. ”Abbiamo ricostruito Atlas da zero – si legge nel blog dell’azienda – per affrontare al meglio le sfide del marketing, ovvero raggiungere le persone su più dispositivi e colmare il gap esistente fra le ‘impression’ online e gli acquisti offline”.
Il blog prosegue spiegando che non solo Atlas offre una nuova interfaccia utente, ma è stata “completamente riscritta”.
Ma soprattutto sono state migliorate le funzionalità cross-device della piattaforma. Nel post si evidenziano le limitazioni che implicano l’affidarsi esclusivamente ai cookies per tracciare gli utenti e verificare se un annuncio pubblicitario è stato direzionato in modo efficace. “I cookies – si legge nel blog – non funzionano su mobile, stanno diventando sempre meno accurati nella targetizzazione demografica e non riescono a misurare in modo semplice o accurato la ‘ragnatela’ degli acquisti dell’utente attraverso browser, dispositivi e device, o nel mondo offline”.
Il nuovo approccio di Atlas è descritto da Facebook come “marketing basato sulle persone”, laddove gli advertisers possono seguire gli utenti attraverso i vari dispositive. Il blog non approfondisce i dettagli, ma la rivista TechCruch ipotizza che Atlas sia in grado di far conoscere ai pubblicitari se, per esempio, un utente ha visto la loro pubblicità su smartphone e poi ha acquistato il prodotto dal proprio laptop o viceversa. Secondo un’altra testata americana, The Journal, la piattaforma “collegherà le interazioni degli utenti nell’area delle pubblicità ai loro account Facebook”, quindi non solo al social network, ma anche ad altri siti e app usate attraverso Facebook.
La società di Mark Zuckerberg ha chiuso il secondo trimestre con ricavi pubblicitari di 2,68 miliardi di dollari, contro i 14,36 miliardi di Google, che il mese scorso ha reso noto il test di un sistema per conoscere le abitudini degli utenti di smartphone e tablet. Questo grazie a una tecnologia che consente di collegare i comportamenti nell’uso di applicazioni e nella navigazione online da mobile. Il sistema permette di sapere chi clicca su un’inserzione che compare nelle app e viene quindi indirizzato al sito web dell’inserzionista.