“Entra a far parte di Facebook”: era il 4 febbraio del 2004 e sulla piattaforma nata nel campus di Harvard e ispirata all’annuario con foto delle università, iniziavano a comparire i primi profili. Oltre 25 persone si registrarono in quel giorno. Dopo i primi tre account di prova, il primo vero iscritto fu Mark Zuckerberg in persona, che in dieci anni è passato dallo “status” di nerd a quello di giovanissimo miliardario. “Zuck” rielaborando un’idea dei colleghi di college, i gemelli Winklevoss, e per reazione ad una delusione sentimentale, ha ambiziosamente allargato la piattaforma a tutto il pianeta.
A distanza di 10 anni e nonostante le previsioni catastrofiche, il social network è una “nazione” da 1,2 miliardi di visitatori mensili e una macchina da soldi che produce 7,87 miliardi di dollari di fatturato.
“Facebook è stata fino ad ora un’esperienza incredibile e sono davvero grato di esserne parte- commenta Mark Zuckerberg – È sorprendente vedere come le persone utilizzino Facebook per costruire una vera comunità, supportandosi a vicenda nei modi più diversi. Nei prossimi dieci anni, avremo l’opportunità e la responsabilità di connettere un numero sempre maggiore di persone, continuando a fornire il nostro servizio nel miglior modo possibile.”
Al momento sono sulla piattaforma 1,2 miliardi di persone: 351 milioni dall’Asia, 276 dall’Europa, 199 dal Canada, (dati Osservatorio Vincenzo Cosenza). Dati che rendono Facebook spavaldo al cospetto di previsioni catastrofiche. Come quella recente di due dottorandi di Princeton che hanno paragonato la piattaforma ad un virus che si estinguerà nel 2017.
Ecco la storia del social network a tappe.
LA NASCITA. Il sito viene aperto il 4 febbraio 2004, con soli mille dollari d’investimento. L’interfaccia grafica è semplice e il colore dominante è il blu. Il servizio è destinato ai soli studenti di Harvard ma, tempo un mese, e si espande alle università di Stanford, alla Columbia e Yale. Ad aprile 2004 entrano in gioco anche il Mit, la Boston University, il Boston College e le altre cinque università dell’Ivy League, il nome che racchiude i più prestigiosi istituti accademici statunitensi. Gli utenti salgono a 200 mila.
NELLA SILICON VALLEY. A metà del 2004 Mark Zuckerberg lascia l’università e si trasferisce a Palo Alto, nella Silicon Valley per entrare in contatto con venture capitalist, interessati ad investire nel progetto. Insieme a lui gli amici che hanno contribuito a lanciare Facebook: il grafico Dustin Moskovitz, Chris Hughes (che aveva preso in mano la parte promozionale) ed Eduardo Saverin, una delle menti creative insieme a Mark. Al gruppo si aggIungono il cofondatore di Napster, Sean Parker, e l’inventore di Paypal, Peter Thiel, che finanzia l’impresa con 500mila dollari.
LO SVILUPPO. Alla metà del 2005 l’azienda acquista il dominio facebook.com per 200mila dollari. Zuckerberg allarga il bacino degli utenti a tutti coloro che hanno una casella di posta elettronica con un dominio universitario, poi entrano in gioco anche i licei e le aziende. Il sito fa gola alle big company del web tanto che nel 2006 Yahoo! arriva ad offrire un miliardo di dollari e, l’anno dopo, Microsoft addirittura 15 per rilevarlo. Zuckerberg rifiuta entrambe le offerte. Nel 2009 Facebook diventa un fenomeno globale con 200 milionidi profili; nel 2010 il Time nomina Zuckerberg uomo dell’anno. Proprio in quel 2010 gli utenti volano a 500 milioni e Facebook riesce perfino a superare Google per numero di visite dagli Stati Uniti.
L’IPO. Sulla scia del clamoroso successo, il 17 maggio 2012 l’azienda si quota in borsa registrando il valore più alto di sempre per una debuttante: vale 104 miliardi di dollari, più del Pil di Marocco, Slovacchia o Bielorussia. Dopo soli cinque mesi, il 4 ottobre 2012, si arriva al miliardo di iscritti.
LE CAUSE LEGALI. La strada del sucecsso è costellata di problemi legali. La causa più nota è stata mossa nel 2008 dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, secondo i quali Zuckerberg aveva soffiato l’idea di Facebook dal loro ConnectU, un social network limitato agli studenti di Harvard. A fronte della loro richiesta di 600 milioni di dollari ne ottennero solo 65. Eduardo Severin, poi, ha denunciato il social network per venire riconosciuto come cofondatore dell’azienda.
LE ACQUISIZIONI – Anche Zuckerberg, che ha visto le rendite della sua azienda crescere dai 52 milioni di dollari del 2006 ai 4 miliardi del 2012 fa shopping. Nell’ agosto 2009 mette le mani su FriendFeed, a dicembre 2011 è il turno di Gowalla, social network simile a Foursquare, nel 2012 compra Instagram, la sua acquisizione più importante, per la cifra di un miliardo di dollari.
Negli anni piattaforma ha cambiato il modo di raccontare e condividere la nostra vita quotidiana soppiantando pian piano i blog e facendo cadere non pochi tabù sulla privacy. E ha rappresentato uno stimolo – insieme a tutti i social network nati dopo, da Twitter a Google + – anche ad avvicinarsi alla tecnologia grazie a funzioni diventate popolari come i Like (cliccato bilioni di volte) e i Tag nelle foto (ne sono state caricate miliardi). Funzioni che mettono in chiaro i nostri gusti e le nostre abitudini alimentando il “core” business dell’azienda, la pubblicità. Le immagini sono diventate un ‘asset’ importante dell’azienda di Menlo Park, grazie alla strategica acquisizione di Instagram.
Mentre ancora non è riuscito il colpaccio di comprare Snapchat, l’app di messaggeria istantanea “a tempo” molto diffusa tra i teen-ager. Consentirebbe al social di tamponare la disaffezione dei più giovani e anche di rafforzarsi sul “mobile”, visto che sempre di più accediamo a Facebook da smartphone e tablet. Al 30 settembre 2013 gli utenti mensili da dispositivi mobili del social network in blu sono stati 874 milioni, il 45% in più rispetto all’anno precedente.
E la pubblicità sul “mobile” ha fatto balzare i ricavi dell’azienda del 60%. Facebook al lancio in Borsa avvenuto il 17 maggio del 2012 (il terzo per valore nella storia di Wall Street, ma deludente) aveva una capitalizzazione nominale di 104 miliardi, oggi saliti a 134. Zuck ha nelle sue mani il 28% di questa ricchezza. “Continuiamo a lavorare per portare i prossimi cinque miliardi di persone online”, continua a ribadire il giovane miliardario tenendo fede al credo iniziale di voler connettere il mondo.