IL CASO

Fake news, la Ue avverte Meta e X: “Conformatevi al Digital Services Act”. Scontro aperto con Musk

Il commissario Breton chiede alle due piattaforme di mettere in campo misure contro la disinformazione. Ma il tycoon non ci sta: “La nostra politica è che sia tutto trasparente, Bruxelles ci indichi quali sono i contenuti nel mirino”

Pubblicato il 12 Ott 2023

Breton

Il commissario europeo per industria e mercato interno Thierry Breton ha messo in guardia Meta sull’aumento delle informazioni false sulle sue piattaforme e ha concesso a Mark Zuckerberg 24 ore per comunicare le sue misure per porvi rimedio. “Siamo venuti a conoscenza di segnalazioni di un numero significativo di contenuti ‘deep fake’ e manipolati che sono circolati sulle vostre piattaforme e alcuni dei quali appaiono ancora online” ha scritto Breton in una lettera a Zuckerberg. L’altro ieri Breton aveva inviato una comunicazione praticamente uguale a Elon Musk, nuovo proprietario di X, l’ex Twitter.

La richiesta a Mark Zuckerberg

La invito a informare senza ritardi sui dettagli delle misure che avete preso per mitigare questi ‘deepfake’ anche alla luce delle prossime elezioni in Polonia, Olanda, Lituania, Belgio, Croazia, Romania, Austria e del Parlamento europeo”, ha scritto Breton a Zuckerberg, facendo riferimento agli attacchi terroristici di Hamas contro Israele dopo i quali “vediamo che vengono disseminati contenuti illegali e disinformazioni nella Ue attraverso certe piattaforme”. Di qui la richiesta di massima vigilanza per assicurare il rispetto delle regole Ue sulle piattaforme digitali.

Il patron di Meta, Mark Zuckerberg è stato chiamato a mettere in atto misure “efficaci”, pena l’avvio di una procedura che potrebbe colpire le sue piattaforme con multe fino al 6% del giro d’affari annuo o, in ultima istanza, lo smantellamento delle attività sul territorio europeo. Il monito di Palazzo Berlaymont mette in luce i “gravi sviluppi recenti” sulla disinformazione online e i contenuti illegali “a seguito degli attentati perpetrati da Hamas contro Israele” ricordando “gli obblighi precisi in materia di moderazione dei contenuti” previsti dal Digital Services Act, in vigore dal novembre 2022 ma a tutti gli effetti valido per le Big Tech soltanto da agosto.

Il botta e risposta tra Musk e Breton

La risposta di Elon Musk a Henry Breton, non si è fatta attendere. “La nostra politica è che tutto sia open source e trasparente, un approccio che so l’Ue sostiene. Vi preghiamo di elencare le violazioni su X, cui si allude, in modo che il pubblico possa vederle”, scrive Musk. A stretto giro ha risposto Breton: “Siete ben consapevoli delle segnalazioni dei vostri utenti e delle autorità sui contenuti falsi e sull’esaltazione della violenza. Sta a voi dimostrare che mantenete le parola. Il mio team rimane a disposizione per garantire la conformità al Dsa, che l’Ue continuerà a far rispettare rigorosamente”.

Nei giorni scorsi ci sono state diverse segnalazioni riguardo informazioni errate sul conflitto, circolate su X. Ad esempio, Nbc News ha riferito che diversi account verificati hanno pubblicato notizie false su Joe Biden che approvava una sovvenzione militare a Israele. Mentre il sito specializzato Wired ha rilevato che l’algoritmo di X ha potenziato i post – inclusi video di videogiochi spacciati per filmati di guerra – diffondendo così disinformazione. A fine settembre, in un rapporto, l’Ue ha definito X “la piattaforma con la maggiore disinformazione”.

E la Lega parla di “note intimidatorie” della Commissione

La riflessione sull’affidabilità delle piattaforme si fa sempre più spazio tra regolatori e politici, con l’agenzia federale tedesca antidiscriminazione (Fada) a fare da capofila tra chi lascia X e gli eurodeputati della Lega a denunciare invece “le note intimidatorie e con toni quasi da autorità giudiziaria rivolte dal commissario Breton nei riguardi di Elon Musk in merito alla piattaforma X e di Mark Zuckerberg per Meta”.

La nota della delegazione leghista al Parlamento Europeo continua: “I fatti delle ultime ore confermano purtroppo tutti i nostri dubbi e timori sul Digital Service Act che, anziché favorire la libertà di espressione, rischia di essere usato come mezzo di censura. Auspichiamo che le istituzioni Ue non vengano utilizzate in maniera strumentale per colpire chi è sgradito a Bruxelles o per limitare la libertà di parola dei cittadini”, conclude la nota.

Hate speech, verso un codice di condotta Ue

E nei giorni dello scontro tra Musk e Bruxelles, la Ue va verso un codice di condotta rafforzato sul contrasto agli hate-speech sul web. E’ quanto emerso da una due giorni di incontri che si è conclusa ieri, nell’ambito del Gruppo di alto livello sulla lotta all’odio e ai crimini d’odio, e organizzata dalla Commissione europea in collaborazione con la presidenza spagnola. Insieme ai firmatari del Codice di condotta, alle autorità nazionali e alle organizzazioni della società civile, la Commissione – comunica Bruxelles in una nota – ha discusso le caratteristiche del prossimo codice rafforzato, il “Codice di condotta+”, alla luce delle disposizioni della legge sui servizi digitali (Dsa). Il Codice rafforzato mira a diventare uno strumento non solo reattivo e incentrato sulla rimozione dei contenuti, ma anche in grado di spingere le piattaforme online a migliorare la prevenzione e ad anticipare le minacce.

“I discorsi d’odio illegali non trovano posto nella nostra società, né online né offline. Il Codice è stato uno strumento unico da quando l’ho proposto nel 2016. Il Dsa fornisce un quadro giuridico chiaro su come gestire i discorsi illegali online. Con l’evolversi delle sfide digitali, il Codice rafforzato aiuterà ad affrontarle in modo flessibile e in dialogo tra le aziende tecnologiche, la società civile e la Commissione”, evidenzia la vicepresidente della Commissione Ue per i Valori e la trasparenza, Vera Jourova. “Il Codice di condotta che abbiamo concordato nel 2016 con le principali piattaforme online ha portato progressi significativi – ha commentato invece il Commissario per la Giustizia, Didier Reynders, che ha tenuto un discorso di apertura alla riunione del Gruppo di alto livello -. Tuttavia, il panorama digitale si è evoluto e stiamo affrontando nuove sfide e minacce nei settori dell’incitamento all’odio online e della libertà di espressione. Anche l’Ue ha adottato norme vincolanti per un ambiente online più sicuro e responsabile, nell’ambito della Dsa. Ora stiamo avanzando rapidamente verso un Codice di condotta+ e invito tutti i firmatari a trovare presto un accordo ambizioso per contribuire a rendere l’Ue un luogo dove non c’è posto per l’odio”.

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