“Nessuna censura preventiva. Ma se qualcuno usa internet per commettere reati, deve essere fermato. La nostra proposta è concreta nell’individuare i contenuti illeciti, facendo riferimento a precisi reati, perché il nostro compito è di fermare il contagio delle fake news attraverso la condivisione. Punire gli autori degli illeciti ed eventualmente i gestori è e rimarrà compito della Magistratura”. Così la senatrice del Pd Rosanna Filippin ha illustrato alla radio la proposta di legge sulle fake news alla quale sta lavorando assieme al capogruppo del PD al Senato Luigi Zanda. “La nostra proposta di legge – ha spiegato Filippin – riprende quella tedesca, focalizzando l’attenzione sulla responsabilità dei gestori dei social network e degli utenti che possono segnalare post illeciti, diffamatori, offensivi e contenenti minacce. Nella legge c’è inoltre un invito all’autoregolamentazione da parte dei gestori per evitare che vengano commessi reati”. “Un’attenzione particolare – ha concluso Filippin – dev’essere messa in campo quando parliamo di fake news durante le campagne elettorali. Questo richiede particolare attenzione da parte di chi gestisce i social network, dei politici e degli organi giudiziari, perché da quanto si può vedere dall’estero, vi possono essere strategie consapevoli di uso delle fake news per influenzare il voto e l’orientamento dei cittadini per quello che può configurarsi come un vero e proprio attentato alla democrazia”.
L’obiettivo è quello “di indurre i fornitori di servizi di social network a costruire sistemi, procedure ed organismi di autoregolamentazione e controllo dei contenuti veicolati dalle proprie piattaforme, capaci di contrastare la pubblicazione di contenuti illeciti e di diminuire sensibilmente l’entità e la diffusione dei danni provocati da tali crimini”.
Il disegno di legge prevede di imporre alcuni obblighi a carico del fornitore di servizi delle reti sociali, stabilendo specifiche sanzioni in caso di mancata osservanza. I principali obblighi riguardano: “1) la predisposizione di una procedura efficace e trasparente, accessibile a tutti gli utenti, per la gestione dei reclami relativi a contenuti illeciti che configurano alcuni gravi delitti contro la persona e contro la Repubblica; 2) la rimozione o il blocco di tali contenuti entro un tempo definito; 3) la pubblicazione ogni sei mesi di un dettagliato rapporto concernente la gestione dei reclami ricevuti per contenuti apparsi sulle proprie piattaforme. Il rapporto pubblicato sulla home page del social network deve essere facilmente individuabile, direttamente accessibile e permanentemente disponibile”. Il ddl prevede anche delle sanzioni: nel caso la rimozione o il blocco dell’accesso ai contenuti illegali non avvenga nei termini prescritti il social network “incorre in una sanzione da cinquecentomila a cinque milioni di euro”.
Sul tema fake news è scontro in Italia. “Nessuno di noi evoca Russiagate, nessuno di noi chiede leggi per la censura, nessuno di noi fa soldi sul web. Chiediamo semplicemente di difendere la libertà degli elettori e dei nostri figli” ha replicato il segretario PD Matteo Renzi u quella che definisce una “propaganda inaccettabile” delle fake news dopo che i 5 Stelle rilanciano, ad alzo zero, contro il warning suonato alla Leopolda sulle cosiddette “bufale”. I 5 Stelle hanno infatti reagito a stretto giro alla denuncia del segretario Pd con il blog di Beppe Grillo che contrattacca: “Spacciano per inchieste giornalistiche sulle fake news una ricerca condotta da un dipendente di Marco Carrai, fonte, vista la sua estrema vicinanza a Renzi, piuttosto discutibile. Diciamocelo chiaramente: sembra un giochino apparecchiato su misura al segretario del Pd, oramai in caduta libera”. Renzi controbatte: “Stanno messi male, non c’è dubbio. Noi non gridiamo al lupo” dice puntando l’indice contro il blog grillino che ha reagito sostenendo che quello del M5S è “un network enorme che ha più di dieci milioni di like e raggiunge ogni giorno milioni di italiani nella massima trasparenza ed è composto da persone fisiche facilmente rintracciabili e pubbliche”.