Il giovane funzionario confessa a mezza bocca: “1,4 milioni di pensioni di invalidità: una su tre è fasulla”. Come fate a esserne sicuri? Gli chiedo. “Abbiamo incrociato i dati”, risponde. “Ciechi col porto d’armi, paralitici che sciano e guidano… una continua sorpresa”. Bene, fateli saltare, dico, visto che l’incrocio delle banche dati è così efficace. “Non si può”, sorride amaro. “L’impatto sociale sarebbe tremendo, sono circa 500mila persone. C’è poi un altro dettaglio che pesa…”. Dopo una pausa, si decide a parlare: “Ogni pensione sociale è costituita col voto unanime di cinque medici, che hanno sottoscritto e assicurato che Mario Rossi, oggi fotografato mentre va a caccia, è totalmente cieco e necessita di pensione”. Quanti medici sono accusabili di questo grave falso? “Decine di migliaia, lo stiamo valutando e non è affatto facile”. Poi guarda lontano, in fondo alla sala del ricevimento, sembra interessato a chissà cosa. Sorride garbato, mormora “Mi scusi” e s’allontana.
Incrociare i dati: locuzione frequente negli ultimi tempi. Incrociarono i dati di un avvocato toscano, chiedendogli conto di prelievi in banca non corrispondenti alle spese. Difficile da spiegare alla moglie che farebbe fuoco e fiamme, più ancora che alle Fiamme gialle. Nessuno si preoccupò di mettere in croce l’avvocato coi dati incrociati, mentre sono in stallo coi dati incrociati degli storpi e dei ciechi fasulli. Un tempo i nobili incrociavano i ferri per passare il tempo, i poveri incrociavano i giunchi per sbarcare il lunario. Oggi tutti incrociano i dati, ma l’importante è incrociare una cinquina di medici giusti e sinora intoccabili.