L'INDAGINE

Fase 2, il 56% dei lavoratori vuole continuare con lo smart working

Secondo il sondaggio realizzato da Easyhunters la modalità da remoto è apprezzata da gran parte dei dipendenti aziendali. L’83% vorrebbe poterne beneficiare per più giorni a settimana

Pubblicato il 08 Mag 2020

scuola-smart working- learning- computer

Cosa succederà, a livello lavorativo, dopo l’emergenza coronavirus? Cosa si aspettano i dipendenti dalle aziende? Cosa li impensierisce? Prova a rispondere a queste domande un sondaggio di Easyhunters, prima società di ricerca e selezione con un Digital Operating Process, che ha condotto un’indagine tra circa 13 mila lavoratori di aziende di ogni settore, di ogni grandezza e con livelli di esperienza eterogenei.

“Il primo dato che emerge dall’indagine è la spaccatura netta tra chi vuole rientrare (il 44%) e chi preferirebbe rimanere a casa (56%). Di quest’ultimo gruppo, il 32,3% vorrebbe rientrare appena ricevuta una comunicazione ufficiale dal governo, il 31,5% a settembre e il 29,8 tra giugno e luglio”, spiega Francesca Contardi, Managing Director di Easyhunters. “Quello che sta accadendo, a livello sanitario ed economico, è davvero senza precedenti. Le aziende si sono trovate, quasi da un giorno all’altro, a far lavorare i propri dipendenti e collaboratori da remoto senza aver mai sperimentato prima questa modalità, con procedure e dinamiche nuove per tutti. Ora che la Fase 2 è iniziata, ci troviamo a dover ragionare sul futuro sia a livello organizzativo e pratico sia a livello manageriale. E per farlo non possiamo permetterci di ignorare ciò che si aspetta chi lavora con e per noi”.

Paure e aspirazioni dei lavoratori nell’era del Covid-19

Il timore principale è nella presenza di colleghi asintomatici (64,7%), seguito dalla possibilità di contagiarsi prendendo i mezzi pubblici (40%). Per risolvere questo problema, quindi, la maggior parte delle persone ha dichiarato che userà l’auto privata (68,9%), il 4,9% le biciclette e il 13% circa si sposterà a piedi (13,6%) o con i mezzi pubblici (12,6%). Nessuno, infine, opterà per car sharing o sistemi simili.

“Io credo”, sottolinea Contardi, “che questa esperienza ci abbia insegnato che lavorare in smart working sia davvero fattibile. Molti (l’83%) vorrebbero avere, anche in futuro, la possibilità di continuare (per qualche giorno alla settimana) in questo modo. L’80% degli intervistati, inoltre, è convinto che questa modalità non abbia alcun impatto sulle performance, anzi. Il 90% dei dipendenti interpellati, inoltre, chiede alle aziende ripensare all’organizzazione aziendale, agli spazi e all’uso di dispositivi per poter lavorare meglio, anche lontani dagli uffici. Si tratta di un dato molto significativo di cui dovremo per forza tenere conto, anche una volta finita l’emergenza, per il benessere e la soddisfazione di chi lavora insieme a noi”.

Come cambieranno, infine, le nostre abitudini e i nostri rapporti con colleghi e fornitori? Per il 68,6% dei rispondenti la stretta di mano sarà bandita per molto tempo. Il 70% dichiara, inoltre, che indosserà la mascherina e solo il 31,4% i guanti.

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