Una pioggia di emendamenti bipartisan si sta abbattendo in Senato sul Dl Irpef, per fare in modo che le nuove norme sulla fatturazione elettronica non si trasformino in un boomerang per le imprese che forniscono merci e servizi alla Pubblica amministrazione.
Uno degli obiettivi principali è di prorogare l’entrata in vigore e correggere le norme che potrebbero bloccare i pagamenti nel caso in cui le nuove fatture telematiche non contengano il Codice identificativo di gara (Cig) e il Codice unico di progetto (Cup).
Se infatti l’obbligo di fatturazione elettronica per le forniture a ministeri, agenzie fiscali ed enti di previdenza scatterà del 6 giugno, l’obbligo di fornitura verso tutte le altre pubbliche amministrazioni è posticipato al 31 marzo 2015, data alla quale diversi emendamenti propongono di spostare anche l’obbligo per i fornitori di inserire nella fattura il Cig e il Cup. Secondo altre proposte, presentate nello specifico da Pd, Ncd, Forza Italia e Per l’Italia, senza i codici le PA possono non pagare soltanto se avevano già comunicato ai fornitori le informazioni.
Sulla questione, si legge sul Sole24ore, si sono svolti nelle ultime settimane incontri tecnici con la Ragioneria generale dello Stato, l’Agenzia delle entrate, l’Agenzia per l’Italia digitale e i partecipanti al Forum italiano sulla fatturazione elettronica. L’obiettivo della citazione sulla fattura di Cig e Cup è, nelle intenzioni della Ragioneria generale dello Stato, di poter monitorare in tempo reale e con continuità l’avanzamento della spesa sui singoli progetti e su ogni unità organizzativa. Una strategia condivisa anche dalle imprese, che in questo modo sarebbero tutelate anche rispetto al quadro preciso dei pagamenti arretrati, mettendo un freno definitivo al problema dei debiti fuori bilancio.
Ma c’è un problema di tempi per l’adeguamento dei sistemi informatici, su cui spesso sono già stati fatti investimenti importanti. E spesso i fornitori potrebbero non essere in possesso dei codici non per propria responsabilità, ma perché la legge non prevede per la Pa l’obbligo di comunicarli ai fornitori. Così fare dell’inserimento dei codici in fattura un prerequisito per il pagamento potrebbe ingenerare una serie di intoppi che rischierebbero di paralizzare il sistema invece di velocizzarlo.