Un fatturato di oltre 1,8 miliardi di euro e oltre 7.700 occupati, di cui 1100 in più in un solo anno: a tanto ammonta l’aggregato italiano generato dai colossi del WebSoft, alias di 21 aziende che rappresentano il 4,8% del giro d’affari aggregato delle maggiori multinazionali mondiali, il 4,7% della forza lavoro, l’8,1% dei profitti e addirittura il 19,4% del valore di Borsa, con ricavi più che raddoppiati in appena quattro anni. È quanto emerge dall’indagine annuale dell’Area Studi Mediobanca sulle multinazionali mondiali del software che nel nostro Paese negli ultimi anni sono state oggetto di approfondite indagini fiscali, di cui l’ultima in ordine di tempo ha portato alla recentissima chiusura del contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate da parte di Facebook che dovrà pagare oltre 100 milioni di euro, facendo seguito agli altrettanti 100 milioni versati da Amazon e agli oltre 306 sborsati da Google.
Nel 2017 le 21 WebSoft hanno registrato un fatturato complessivo di 626 miliardi di euro, +123% sul 2013 e +12% sul 2016. Un dato eccezionale – evidenziano gli analisti di Mediobanca – rispetto alla crescita più contenuta dei ricavi delle multinazionali manifatturiere e di Tlc (entrambe a +18% sul 2013) e alla contrazione dei ricavi di energetiche e utilities. E la corsa continua: il primo semestre 2018 indica un’ulteriore crescita del +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ai primi posti spiccano i tre colossi americani, Amazon, Alphabet e Microsoft, che insieme controllano la metà del fatturato aggregato del settore. L’azienda fondata da Jeff Bezos è prima grazie a ricavi per 148,3 miliardi (crescita media annua dal 2013 +24,3%), il 23,7% del totale aggregato. Al secondo posto Alphabet, la holding di Google che, con un fatturato di 92,4 miliardi (+16,7%), vale il 14,8% del mercato. Chiude il podio Microsoft con 75 miliardi (+3,7%) e una quota del 12%. A crescere maggiormente sono tuttavia le giovani cinesi Vipshop (+60,3%) e JD.com (+51,2%), seguite da Facebook (+50,7%).
Nel 2017 le WebSoft occupano oltre 1,6 milioni di persone in tutto il mondo. Il dato è in aumento di 848 mila unità (+112% rispetto al 2013). Negli altri settori il tasso di crescita dell’occupazione è molto più contenuto: la manifattura registra un incremento del +1% e le telco del +4%, mentre cala l’occupazione nel settore energetico e nelle utilities. Ma questi incrementi dipendono in gran parte dalla massiccia strategia di acquisizioni dei colossi del WebSoft.
Amazon, con 566mila dipendenti (di cui 89mila rivenienti dalla Whole Foods Market rilevata nell’agosto 2017), si conferma primo “datore di lavoro” al mondo nel settore, registrando nel periodo 2013-2017 un incremento della forza lavoro del +382,5%. Simile l’aumento dell’occupazione di JD.com che si posiziona al secondo posto con quasi 158mila dipendenti (+311,8%) e a seguire Oracle con 137mila unità (+12,3%). Se è vero che nel 2017 le WebSoft più grandi si confermano ancora una volta le statunitensi – nei primi due posti Microsoft (163,3 miliardi di attivo tangibile) e Alphabet (148,3 miliardi), al terzo Amazon (95,5 miliardi) che ha scalzato Oracle – è anche vero che sono le società cinesi a ingigantirsi più velocemente: al quinto posto si piazza Alibaba (scalando 5 posizioni, dalla decima), al sesto Tencent (che era ottava) e al decimo Baidu (era 14esima).
Sul fronte liquidità a fine 2017 le WebSoft detengono ben quasi 425 miliardi, pari al 36,5% del loro attivo, tre volte di più delle corporate industriali (11,3%). Nintendo, Microsoft e Alphabet hanno una liquidità addirittura superiore alla metà del totale attivo. La sola Alphabet, il cui valore di Borsa è di 608,2 miliardi a fine 2017, vale più dell’intera Borsa italiana, dove vengono scambiate le azioni di 325 società. La holding di Google guida la classifica delle WebSoft con maggior valore di borsa, seguita da Microsoft (549,8 mld), Amazon (472 mld) e Facebook (427,6 mld).
I dati più recenti indicano però un ripiegamento: dopo avere toccato la soglia dei 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione nel settembre 2018, Amazon ha ripiegato a 800 miliardi a metà novembre e con lei tutte le principali WebSoft hanno perduto valore (Alphabet dagli 800 miliardi di dollari raggiunti a fine agosto ha ripiegato a circa 700 a metà novembre; Facebook, dopo aver superato i 500 miliardi a fine luglio, è scesa a 350 a metà novembre).
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