I progetti italiani a favore della digitalizzazione, come la fatturazione elettronica e la conservazione digitale, devono essere il primo passo verso una completa digitalizzazione della relazione commerciale tra PA e imprese. Lo ha detto Paolo Catti, Responsabile ricerca, Osservatorio Fatturazione Elettronica, School of Management del Politecnico di Milano, in apertura del convegno “Fatturazione Elettronica: priorità politica e opportunità verso il cammino digitale del Paese” organizzato da CorCom.
“L’impressione che possiamo trarre a sei mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA centrale è positiva”, ha indicato il direttore di CorCom Gildo Campesato nel suo saluto iniziale; “Il sistema ha anche significato un cambio culturale e dà un contributo importante alla digitalizzazione del Paese. Il prossimo 31 marzo partirà l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA locale che vedrà coinvolte piccole realtà imprenditoriali e partite Iva poco abituate a pensare in digitale, ma molte realtà locali si stanno già attrezzando e dobbiamo agire sul doppio binario di imprese e PA e allargare la digitalizzazione ad altri servizi per una trasformazione digitale dell’intero sistema Italia”.
Il processo ha le sue zone d’ombra e l’intervento di Catti non a caso si è intitolato “Il lato oscuro della Fatturazione Elettronica verso la PA“. La fatturazione elettronica è partita il 6 giugno per il mondo della PA centrale coinvolgendo circa 16.000 enti: dal 31 marzo il sistema si allargherà anche alla PA locale, andando a tocccare circa 2 milioni di fornitori. Tutti devono fatturare tramite il formato elettronico XML; la spedizione può essere effettuata direttamente dal fornitore o tramite un intermediario e viene fatta verso il Sistema di interscambio centrale che raccoglie e smista le fatture alla PA competente per arrivare all’approvazione del pagamento e poi alla conservazione digitale. “I vantaggi sono tanti”, ha sottolineato Catti: “La fatturazione elettronica aumenta l’efficienza e la produttività. Vi è la certezza che la fattura sia ricevuta e i tempi di pagamento sono più certi, a volte anche più veloci. C’è anche visibilità e controllo sulla spesa pubblica. Infine si ha uno strumento di semplificazione e di lotta all’evasione. Le opportunità ci sono, soprattutto se si va verso una digitalizzazione completa del ciclo dell’ordine”.
Dove sono dunque ombre e lati oscuri? Innanzitutto occorre spingere il processo avviato più avanti: “Perché per esempio non estendere i principi della fatturazione elettronica a tutti i documenti del ciclo dell’ordine, per migliorare i processi interni?”, ha detto Catti. “L’integrazione nell’ambito del ciclo dell’ordine porta molti benefici; nella fatturazione elettronica non strutturata il risparmio per fattura è di 4-5 euro, in quella strutturata di 8-12 euro, nell’intero ciclo digitale, un ordine che diventa una fattura e una consegna in digitale comporta un beneficio di 30-80 euro complessivi. Questo vorrebbe dire molto per la competitività italiana”. L’Osservatorio del Polimi ha anche calcolato che con la fatturazione elettronica verso la PA si hanno risparmi di 1,5 miliardi di euro l’anno ma se si digializza l’intero ciclo dell’ordine si arriva a 60 miliardi di euro l’anno risparmiati.
L’invito ad avanzare nel processo di digitalizzazione serve a Catti a rispondere anche a una delle obiezioni che le imprese sollevano quando si tratta di fatturazione elettronica: è solo un nuovo obbligo. “Invece è un’opportunità”, sottolinea il ricercatore. Quanto ai costi, le aziende devono guardare il mercato per cercare il provider del servizio di fatturazione elettronica che è più adatto a loro, perché i prezzi richiesti variano moltissimo, da zero a 150 euro a fattura. “Non è un sistema complicato, è solo diverso da quello che c’era prima”, ha concluso Catti; “inoltre i crediti esigibili sono gestibili con l’intervento delle banche. Perciò il vero lato oscuro della fatturazione elettronica è la mancanza di volontà di capire che questa è un’opportunità per le aziende e tutto il Paese”, ha concluso.
L’inquadramento normativo collegato con la fatturazione elettronica è stato fornito da Umberto Zanini, Dottore Commercialista e Revisore Contabile, che ha ribadito: “In Italia la fatturazione elettronica prevede l’obbligo per i fornitori di emettere fattura in XML: qualunque altro tipo di fattura non ha più validità fiscale e la PA non può accettare fatture non transitate sul Sistema di interscambio. Va adottato anche un sistema di conservazione e questa è la fase più delicata del processo”.
Il Sistema di interscambio tra PA e fornitore invia anche la ricevuta di consegna della fattura al fornitore e qui le imprese dovranno stare attente a rivolgersi a provider che si interfacciano correttamente con l’interscambio e attestino la ricevuta della fattura. “In un prossimo futuro si può prevedere di usare la fattura elettronica XML come strumento per semplificare e monitorare, per esempio per semplificare i pagamenti Iva e recuperare l’evaso”, ha aggiunto Zanini. “La digitalizzazione nel nostro Paese è una priorità dopo l’introduzione della fatturazione elettronica ed è anche un’opportunità e qualunque freno all’innovazione va contrastato. La grande occasione che dobbiamo cogliere è partire dalla fatturazione elettronica per introdurre nei processi nuovi elementi di semplificazione, controllo, digitalizzazione che modernizzano il Paese”.