Nuove economie di scala per le aziende e minori costi per la collettività. Sono queste gli effetti dello smart working secondo Federmanager/Cida, che è stata recentemente ascoltata in audizione dalla commissione Lavoro della Camera dei deputati nell’ambito dei lavori sul ddl “Misure per la tutela del lavoro autonomo e volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi di lavoro subordinato”.
“Se le aziende e gli enti pubblici italiani facessero ricorso al telelavoro in percentuale analoga alla media europea, i risparmi sarebbero nell’ordine di 4 miliardi di euro – afferma Guelfo Tagliavini (nella foto), coordinatore nazionale della Commissione Industria 4.0 di Federmanager, che ha guidato la delegazione delle due associazioni e ha depositato una nota tecnica di osservazioni al provvedimento in esame – lo smart work non è semplicemente uno strumento che consente di conciliare meglio i tempi di lavoro con le esigenze personali e familiari, ma è una modalità organizzativa per migliorare la produttività aziendale”.
Il “lavoro agile”, secondo le due associazioni, che ha espresso parere sostanzialmente favorevole al provvedimento, deve essere adottato senza differenziazioni: non come una fattispecie lavorativa a sé, bensì come una modalità di lavoro che interessa tutte le categorie di lavoratori, da quelli apicali a quelli meno qualificati. Con la necessità di rendere operative le politiche a sostegno di questa innovazione di processo mettendo definitivamente all’angolo le reticenze culturali che continuano a penalizzare, anche su questo aspetto, il nostro Paese nello scenario europeo.
Il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, ha condiviso un approccio che incoraggi le aziende ad adottare modelli organizzativi adeguati alle moderne tecnologie, si legge in una nota di Federmanager, in linea con le trasformazioni digitali imposte da Industry 4.0, e ha sostenuto l’opportunità che tali modelli siano disciplinati in linea generale dalla legge, per poi essere rinviati alla contrattazione collettiva per un adattamento allo specifico settore produttivo.
“Potrebbe essere questo il criterio guida per eliminare le riserve culturali che ancora esistono sullo smart working – afferma Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager – La bilateralità ha da sempre svolto un’azione di accelerazione sui processi d’innovazione, e anche in questo caso può aiutare concretamente imprese e lavoratori a compiere passi più coraggiosi”.