In vista della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, la Fondazione per la sostenibilità digitale torna a mettere l’accento sul connubio indissolubile tra tecnologie per la banda ultralarga, come fibra e 5G, e la gestione idrica sostenibile, perché unica capace di affrontare le sfide della dispersione, dell’ottimizzazione dei consumi e del miglioramento dell’efficienza delle infrastrutture.
La Fondazione per la sostenibilità digitale – la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale nei suoi impatti ambientali, economici e sociali – è da tempo attiva su questo tema, tanto da aver costituito al proprio interno il gruppo “Sustainable Water” costituito dai soci della Fondazione Acquedotto Pugliese, Alfa Varese, Gruppo CAP, Italgas, MM. Ora ha pubblicato anche un’analisi dettagliata dei casi d’uso e delle tecnologie abilitanti per la gestione idrica sostenibile: accanto alla banda larga anche cloud, digital twin, Iot, blockchain e, naturalmente, intelligenza artificiale e machine learning.
Le tecnologie digitali a supporto dell’acqua
Il digitale rappresenta uno strumento imprescindibile per conseguire obiettivi di efficienza ed efficacia lungo tutto il ciclo di vita del servizio idrico integrato, contribuendo in modo determinante a conseguire gli obiettivi di sostenibilità di Agenda 2030.
Le tecnologie digitali supportano il mondo dell’acqua agendo su più livelli. Il primo è quello dell’infrastruttura fisica che riguarda le tecnologie che gestiscono il ciclo di vita degli acquedotti e degli impianti e la loro rappresentazione nel territorio (sistemi Gis Geographic information system) e, attraverso le tecnologie IIoT (Industrial internet of things, la banda larga e il cloud), il loro funzionamento.
Il secondo livello riguarda le tecnologie in grado di ottimizzare i processi, ripensare i metodi di lavoro tradizionali attraverso le analisi predittive basate principalmente su intelligenza artificiale, machine learning, edge computing, big data e blockchain.
Il terzo livello è quello degli ecosistemi digitali, composti dall’interconnessione di una o più tecnologie, in grado di rappresentare a livello digitale la realtà fisica degli asset e i loro comportamenti, nonché di permettere l’interazione tra le tecnologie e le persone che diventano parte integrante del sistema condizionandone i comportamenti (parliamo di digital twin, smart meter, banda larga, 5G, servizi cloud).
“Crediamo fortemente in un approccio sistemico che coinvolga tutti i gestori del Servizio idrico integrato del Paese, non solo per la forte spinta all’innovazione tecnologica che questo produrrebbe, ma anche per come gli operatori potrebbero utilizzare la leva del digitale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità”, ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale. “L’auspicio è quindi quello di instaurare un dialogo costruttivo e un processo collaborativo fra tutti i gestori del Servizio idrico integrato italiano, che tenga conto delle diverse esigenze territoriali del nostro paese e che sia capace di evolversi e arricchirsi grazie al contributo di tutti i partecipanti”.
Banda larga per la sostenibilità dell’acqua: gli use case
Seguendo la logica di aggregazione delle tecnologie citate, il Gruppo Acque della Fondazione per la sostenibilità digitale ha individuato 14 use case, veri e propri esempi di come l’utilizzo di una combinazione di strumenti digitali permette di risolvere criticità, ottimizzare ed evolvere processi correlati alle diverse fasi del ciclo di vita dell’acqua. Ogni caso d’uso, inoltre, è stato analizzato in maniera sistematica correlandone gli impatti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030 e individuando così i benefici derivanti dall’utilizzo delle differenti tecnologie applicabili ad ogni fase. Per esempio, i digital twin delle città possono simulare l’impatto di eventi come alluvioni, permettendo alle autorità di pianificare evacuazioni e interventi di emergenza in maniera più efficace.
Numerosi sono i campi di applicazione del digitale nella gestione dell’acqua: dall’individuazione e contenimento delle perdite idriche, un grave problema in Italia, alla rilevazione dei consumi anomali e delle frodi, alla previsione della domanda dei consumi, all’ottimizzazione delle pressioni e del consumo energetico lungo il ciclo di vita dell’acqua, alla determinazione dell’indice di rischio di rottura delle tubazioni, fino alla capacità di indirizzare in modo mirato gli investimenti di sviluppo e ammodernamento della rete.
Dal punto di vista del consumatore oggi, grazie all’utilizzo dello smart meter, è possibile monitorare i consumi e quindi ridurre gli sprechi, ottimizzare i costi, migliorare la gestione delle risorse idriche e favorire la sostenibilità ambientale.


Sono solo alcuni esempi in cui il digitale è in grado di conseguire obiettivi di efficienza, efficacia e sostenibilità, in particolare quando si parla di garantire l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienici, alla salute delle persone, allo sfruttamento efficiente delle risorse e alla protezione degli ecosistemi.
Emergenza idrica, il quadro in Italia
In Italia, la situazione dell’acqua varia notevolmente da regione a regione, ma la dispersione lungo la rete idrica nazionale è notevole: oscilla tra il 14% e il 72%, con una media del 42%, mentre in oltre il 50% dei Comuni le perdite idriche superano il 35% dei volumi immessi in rete. Inoltre, circa il 60% delle infrastrutture della rete idrica ha più di 30 anni e il 25% ha oltre mezzo secolo di vita.
La sostenibilità digitale nel settore idrico rappresenta una sfida cruciale che richiede l’utilizzo responsabile e consapevole delle tecnologie, necessario per raggiungere un corretto equilibrio tra il progresso tecnologico e l’impatto ambientale. L’approccio deve andare oltre la mera riduzione dell’impatto ecologico delle tecnologie per abbracciare un concetto più ampio di sostenibilità, incorporando l’efficienza energetica, l’economia circolare e la responsabilità sociale come pilastri fondamentali. L’acqua è una risorsa che richiede una gestione oculata e attenta poiché la sua scarsità continua a generare disparità sia economiche che sociali.