Finanziaria: “Innovation voucher, strumento utile ma 7500 euro non bastano”

Politecnico di Milano: efficace per le Pmi, ma a patto che sia semplice da usare. Le risorse però sono troppo limitate se l’obiettivo è un impatto radicale nell’innovazione delle imprese

Pubblicato il 19 Nov 2010

“Gli innovation voucher possono essere uno strumento efficace per
permettere alle Pmi di investire in ricerca e sviluppo tecnologico,
ma le imprese devono essere messe in condizione di utilizzare al
meglio i finanziamenti, assicurando facilità d'uso, velocità
di erogazione e adeguata informazione per orientarsi tra i tanti
soggetti in campo. La soglia massima di 7.500 euro di cui si è
parlato appare inoltre troppo limitata per avere un impatto
radicale nell'innovazione delle imprese”. Commenta così
Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell'Osservatorio
Ict & Pmi del Politecnico di Milano, il nuovo voucher fiscale per
la ricerca e sviluppo tecnologico delle Pmi per il 2011 nel
maxiemendamento al disegno di legge Stabilità approvato alla
Camera.

Con gli innovation voucher le Pmi potranno affidare attività di
ricerca e sviluppo tecnologico alle università italiane o enti
pagando con buoni ad hoc. Questi "buoni spesa Ict"
potranno essere usati per acquistare soluzioni innovative
realizzate da soggetti specializzati del mondo accademico,
laboratori e istituti di ricerca. Il governo ha stanziato per il
provvedimento 100 milioni di euro. I voucher avranno probabilmente
un valore massimo di 7.500 euro e saranno emessi da agenzie di
sviluppo regionali o nazionali.

Secondo l'ultima ricerca realizzata dalla Commissione europea,
tra il 2008 e il 2009 in Europa sono stati lanciati 15 programmi di
innovation voucher, con finanziamenti di 3-5 mila euro quando non
accompagnati da un contributo dell’impresa, di 8-13 mila euro con
contributo dell’impresa. “In Europa il finanziamento
all'innovazione delle Pmi è stato erogato previa presentazione
di una domanda di finanziamento, mediamente un documento di 5
pagine, approvato in 2-3 settimane”, osserva Balocco. “Gli
innovation voucher europei hanno finanziato ricerca e sviluppo,
design, gestione dell'innovazione, analisi di mercato,
consulenza It, formazione delle imprese. I fornitori dei servizi
sono stati soggetti sia pubblici, come le università, che misti o
anche privati, se focalizzati su attività di ricerca e
sviluppo”.

Sulla base dell'esperienza europea, gli innovation voucher
hanno mostrato diversi punti di forza: “I voucher consentono a
Pmi e microimprese di accedere a competenze di elevato livello o
specialistiche che spesso non possiedono internamente”, spiega
Balocco, “e dall'altra parte permettono alle università e ai
centri di ricerca di potenziare il trasferimento di conoscenza
verso le imprese. Il processo di richiesta ed erogazione inoltre è
rapido, in grado di soddisfare velocemente le necessità”.

Giusto introdurre questo strumento anche in Italia, quindi, secondo
Balocco, ma occorre imparare da quanto accaduto negli altri Paese
per superare i punti di debolezza: “L’esperienza europea ha
mostrato spesso Pmi con difficoltà nel comprendere come utilizzare
il voucher, nel selezionare correttamente quali servizi acquistare
e a quali soggetti rivolgersi tra le università e i centri di
ricerca a disposizione”, osserva Balocco. “E’ necessario
quindi assicurare informazione e comunicazione adeguata. Oltre a
promuovere un avvicinamento, più in generale, tra il mondo
dell'università e dell'impresa, la cui distanza in Italia
oggi resta un problema soprattutto culturale”.

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