Fino a 2mila euro di multa ad Airbnb & co. se non si inviano i dati all’Agenzia delle Entrate. La manovrina varata dal governo lo scorso martedì stabilisce che in caso di omessa o infedele dei dati degli host, è applicabile una sanzione da 250 a 0mila euro, ridotta della metà in caso di ritardo non superiore ai 15 giorni.
La disciplina attuativa della nuove norma sarà adottata con decreto dell’Agenzia delle Entrate entro 90 giorni: nel provvedimento si definirà anche il termine di presentazione delle informazioni.
Gli intermediari, online e non, sono coinvolti sia nella fase di acquisizione dei dati relativi ai contratti sia come sostituti d’imposta, con una ritenuta del 21%, laddove gli stessi intervengano nel pagamento del canone.
Con la nuova regola da un lato viene stabilito, nero su bianco, la possibilità di pagare la cedolare secca del 21% anche per questo tipo di locazioni – fino ad ora, questa pratica era concessa solo sulla base di una interpretazione dell’Agenzia delle Entrate stessa; dall’altro, la ritenuta del 21% sarà gestita direttamente dagli intermediari, anche quando questi operino attraverso portali online.
In altre parole, Airbnb diventerà sostituto d’imposta: al momento stesso del pagamento, toccherà al portale trattenere l’importo relativo alla cedolare secca, che dunque sarà sottratto automaticamente dalla cifra che riceverà l’host. Poi sarà sempre il portale a dover versare questa somma all’erario.
L’importo della cedolare secca deve essere pagato tramite modello F24:
- l’acconto, pari al 95% dell’imposta totale, può essere pagato in una rata entro il 16 giugno, oppure in due rate (se l’importo è superiore a 257,52 euro), 16 giugno (60%) e 30 novembre (40%).; l’acconto non è dovuto se l’importo è inferiore a 51,65 euro;
- il saldo deve essere pagato entro il 16 giugno dell’anno successivo (entro il 16 luglio, se maggiorato dello 0,40%).
Per registrare telematicamente le locazioni ed utilizzare l’opzione cedolare secca, si utilizza il software Rli dell’Agenzia delle Entrate.