Sarà battezzato a inizio 2018 il Piano europeo per regolamentare il fintech. È quanto rivela il Financial Times secondo cui la Commissione Ue avrebbe previsto una sorta di “patentino” per accreditare gli attori del settore.
Secondo quanto si apprende saranno i siti di crowdfunding e i servizi di peer-to-peer landing i primi destinatari delle misure che poi si estenderebbero progressivamente a tutti gli altri soggetti dell’universo fintech. Le nuove regole punterebbero ad abbattere i “confini” transfrontalieri ossia a consentire l’operatività e la gestione delle iniziative a livello comunitario e ad aumentare le opportunità di finanziamento. Ad oggi le movimentazioni generate si aggirano attorno ai 26 miliardi di dollari ma il potenziale è ben più alto. Nel caso dei progetti di crowdfunding, ad esempio, la raccolta fondi sarebbe estesa oltreconfine per ampliare la platea degli investitori. E lo stesso varrebbe per i prestiti via web fra privati ossia per le operazioni di peer-to-peer landing.
Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovkis ha dichiarato al FT che ci sono “troppe barriere” al momento e che “l’Europa ha tutto ciò che serve per essere il luogo ideale per l’avvio di imprese fintech”. “Avere a disposizione un mercato più ampio permette da un lato di crescere più velocemente e dall’altro di sfruttare le economie di scala”, ha commentato al Sole 24Ore Marco Giorgino, direttore dell’Osservatorio Fintech della School of Management del Politecnico di Milano.
Anche l’Italia ha deciso di accendere i riflettori sulla regolamentazione del fintech: dal primo gennaio 2018, sarà applicata un’aliquota al 26% sugli interessi percepiti da chi presta denaro attraverso queste piattaforme digitali. La norma prevede la stessa tassazione applicata ai redditi degli strumenti finanziari, anziché l’aliquota marginale applicata ai redditi personali Irpef.