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Fintech, Google & co pericolosi? PayPal e Mastercard: “Le alleanze pagano più della guerra”

Basta con le contrapposizioni. Dalle sinergie si possono generare molte più opportunità per tutti i soggetti in campo. Il mercato è complesso e richiede semplificazioni per gli utenti finali con esperienze d’uso che solidifichino la fiducia

Pubblicato il 23 Gen 2019

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Sono come i produttori di smartphone e le compagnie telefoniche: non c’è competizione, invece c’è sinergia e possibilità di crescita insieme. Una “grande opportunità” che potrebbe rivoluzionare il settore, se ci fossero aziende hi-tech del settore fintech e banche che volessero trovare il modo di fare sinergie assieme.

In un incontro riservato con un pubblico ristretto con dirigenti di PayPal e MasterCard al World Economic Forum di Davos, è emerso chiaro un segnale: il tempo della concorrenza tra fintech nella Silicon Valley e grandi istituti di credito tradizionale è finito. Oggi pagherebbero di più le sinergie e le alleanze che non le contrapposizioni.

Non bisogna, insomma, aver paura di creare alleanze dove fino a ieri venivano sottolineate invece le divergenze e la concorrenza. Anche perché non si tratta di vera concorrenza, il mercato è fin troppo complesso e richiede semplificazioni per gli utenti finali con nuove esperienze d’uso che solidifichino la fiducia di chi usa questi servizi.

“È una falsa premessa – ha detto il Chief operating officer di PayPal Bill Ready al canale statunitense Cnbc – quella di pensare che se i fabbricanti di telefoni cellulari vincono allora i carrier telefonici devono per forza perdere. Non è così in quel settore e non è così tra fintech e settore bancario”. Lo stesso tipo di mutuo beneficio, invece, che è stato possibile creare tra produttori di smartphone e carrier è oggi possibile generarlo anche nel settore finanziario e dei pagamenti. Anzi, “il futuro che possiamo creare assieme – ha detto Ready – ha opportunità molto più grandi di quelle che oggi possiamo immaginare”.

Le partnership tra i due settori sono molto limitate e i pochi casi hanno fatto notizia. Da Amazon con JP Morgan (e altre banche negli Usa) per creare sistemi di pagamento semplificato per i suoi clienti , TrasferWise (startup del settore fintech) si è alleata un anno fa con la francese Groupe Bpce per ampliare il giro di affari derivante dal servizio di trasferimento del denaro.

Dal canto suo il vice chairman di MasterCard, Ann Cairns, ha sottolineato che “prima le persone iniziano a usare Apple Pay per entrare nella metropolitana di Londra semplicemente con un tap sul telefono, e subito dopo questo crea un circolo virtuoso in cui l’intero mondo prende il caffè pagando con il contactless. Questo vuol dire che tutti quanti stanno in realtà già lavorando per creare queste nuove fantastiche esperienze di uso tramite accordi e partnership, con l’obiettivo di utilizzare la tecnologia per arrivare a dare il miglior risultato finale. Alla fine infatti quello che è importante è creare qualcosa che sia privo di attrito per le persone e di cui si possano fidare”.

Ci sono moltissime aziende che si stanno specializzando in questo tipo di attività hi-tech sia in Europa che in America Latina: da Revolut, N26 e Monzo nel Vecchio continente alla brasiliana Nubank che ha venduto cinque milioni di carte di credito utilizzando una piattaforma interamente digitale. Le banche spesso ritengono di essere in vantaggio quando si parla di fiducia dei clienti rispetto ai loro avversari fintech. Secondo molte aziende bancarie infatti le persone tendono a rivolgersi più spesso a istituti di credito con una storia secolare che non ha startup fintech vecchie di tre o quattro anni. Il punto centrale della fiducia dei clienti è semplice, secondo Cairns: “A chi vorreste dare i vostri soldi? Questa è la grande domanda, a prescindere dal modo in cui poi questi soldi verranno movimentati”.

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