LA PROTESTA

Fiom, sciopera l’Ict: “Comparto in condizioni disperate”

I metalmeccanici Cgil proclamano lo sciopero generale il 12 dicembre. Previsto sit in a Palazzo Chigi. Fabrizio Potetti: “Stop a gare al massimo ribasso. Servono investimenti”

Pubblicato il 28 Nov 2013

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Otto ore di sciopero il prossimo 12 dicembre in tutte le aziende Ict e manifestazione a Roma, sotto a palazzo Chigi. Sono le iniziative decise dalla Fiom a sostegno della piattaforma con le proposte dei metalmeccanici della Cgil “per salvare e rilanciare i comparti delle telecomunicazioni, delle installazioni telefoniche, dell’informatica, dell’elettronica e della microelettronica del nostro paese”.

Lo sciopero del settore chiude la settimana di mobilitazione proclamata dalla Fiom per riunificare le lotte in corso in tutto il settore metalmeccanico, “per la difesa del lavoro, per il blocco dei licenziamenti, per una nuova politica industriale e di investimenti anche attraverso l’intervento pubblico – spiegano dal sindacato – contro le privatizzazioni e i piani di cessione e per il rifinanziamento e l’estensione degli ammortizzatori sociali e dei contratti di solidarietà”.

“Le vertenze più importanti che oggi sono aperte in questo settore sono Alcatel Lucent, che ha annunciato 586 licenziamenti in Italia e 15mila nel mondo, e Nokia Siemens – afferma Fabrizio Potetti, responsabile nazionale Ict della Fiom – C’è un problema enorme che non si sta sottolineando abbastanza, cioè il fatto che la media impresa informatica è in condizioni disastrate, tra i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e le difficoltà di accesso al credito. E poi – prosegue – la compressione dei prezzi con le gare al massimo ribasso consente di sopravvivere soltanto ai grandi player del settore. Così non si fa nessun ragionamento di sviluppo e ammodernamento. Il Governo ha in mano la leva dell‘agenda digitale – conclude Potetti – Quei finanziamenti potrebbero fare tanto: c’è da capire come verranno utilizzate quelle risorse e a cosa si punterà con i bandi di gara. Se si continua a puntare sul massimo ribasso i cittadini non avranno servizi all’altezza, i lavoratori andranno in difficoltà e il Paese continuerà ad accumulare ritardi”.

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