Il Senato della Repubblica ha raggiunto una grande maturità nello sviluppo dei sistemi informativi e dei servizi online. Negli ultimi 15 anni il suo sito è passato da 6,5 a 306 milioni di accessi (hits). Open Data e completa dematerializzazione sono alcuni obiettivi messi in campo di recente, inseriti in un disegno d’innovazione continua di cui ci parla Mauro Fioroni, Responsabile del Servizio Informatica del Senato.
Il Senato è un’istituzione aperta dal punto di vista tecnologico?
L’IT è da molti anni al servizio del nostro sistema democratico: siamo stati tra i primi a connetterci a Internet e pubblicare un sito Web fortemente collegato al sistema informativo interno. Come un iceberg, la parte che emerge online è in relazione costante con un sistema molto ricco di dati interni per rendere disponibili alla società civile le informazioni sull’attività parlamentare. Stiamo puntando anche sugli Open Data, lavorando insieme alla Camera, che ha già attivato lo spazio Web http://dati.camera.it ed entro il 2012 ci allineeremo a loro. La maggior parte dei dati comunque sono già pubblici sul nostro sito nelle singole pagine: alcuni soggetti no-profit esterni, come Open Polis, riescono già a impiegarli. In futuro li raccoglieremo in spazi ben definiti secondo lo standard cosiddetto “linked open data a cinque stelle” affinché siano più facilmente riusabili.
Quali Open Data pubblicherete per primi?
La prima fase riguarderà l’anagrafica dei senatori, in seguito l’attività legislativa e gli atti.
Progetto sperimentale o strutturale?
Le indicazioni della politica sono chiare: l’open government è un processo irreversibile per innovare davvero il Paese. A mio giudizio è indispensabile anche ai fini della trasparenza e della difesa delle istituzioni.
State puntando anche sulla dematerializzazione?
Sì. Da tempo abbiamo messo a disposizione dei senatori alcuni sistemi per la redazione e la trasmissione di atti in via telematica e in maniera sicura. Per esempio è possibile presentare interpellanze e interrogazioni: dal portale interno, con modalità totalmente informatizzata, i Senatori possono inserire questi atti nel database dell’Ufficio preposto alla loro gestione senza passaggio di carta. Questa è la realizzazione più avanzata. Esistono anche funzionalità di firma elettronica e posta elettronica certificata, oltre a strumenti di collaborazione interna per l’interscambio sicuro. Il processo di lavorazione di ciò che va poi in aula, gli emendamenti o la pubblicazione di fascicoli di raccolta di atti, è supportato da applicazioni basate su formati standard XML, e ciò consente il risparmio di carta, a partire dal fatto che tutto viene pubblicato sul sito del Senato. Questo ci ha permesso di operare in alcuni casi anche scelte drastiche.
Per esempio?
Abolire quasi completamente gli stampati parlamentari. Abbiamo detto addio a milioni di pagine di resoconti parlamentari, disegni di legge e altro, passando al formato elettronico e al print on demand. Ordini del giorno e fascicoli delle risposte scritte sono distribuiti oggi soltanto in digitale.
È possibile consultare in mobilità gli atti?
Certamente. Atti e resoconti sono accessibili anche da dispositivi di tipo tablet e notebook attraverso la rete wi-fi interna. Abbiamo creato di recente anche il servizio “Scriba eBook Maker” per la creazione dinamica e il download di dossier con atti e documenti parlamentari sotto forma di eBook: dalla pagina www.senato.it/ebook è possibile selezionare testi a piacere e quindi scaricarli. Con la nuova Intranet in fase di potenziamento, stiamo puntiamo su nuovi strumenti di collaborazione e social networking per modificare i processi di lavoro e favorire la disponibilità in Rete nei tempi adeguati per il lavoro d’aula e commissione.
La riduzione dei costi è una priorità del settore pubblico. A che punto siete?
Con la dematerializzazione stiamo abbattendo l’80% dei costi di stampa e distribuzione degli atti, ma abbiamo fatto importanti passi avanti anche sotto il profilo delle infrastrutture. Dopo una fase di consolidamento, abbiamo puntato sulla virtualizzazione, passando da 40 server fisici a oltre 120 nuovi server virtuali, aumentando così la capacità di calcolo, abbassando del 70% i consumi energetici e riducendo del 60% lo spazio utilizzato nel Data Center, un risultato utile per chi sta nel centro di Roma.
Avete virtualizzato l’area desktop?
Lo stiamo sperimentando con esiti positivi nella divisione informatica. Stiamo valutando di non rinnovare il parco pc una volta terminato l’attuale noleggio e migrare a un’architettura di Virtual Desktop. Non è soltanto un fatto tecnico, per un ente con 2.300 computer fissi e 250 portatili può significare un’opportunità di risparmio.
Che scelte ha fatto il Senato su private e public cloud?
Oggi abbiamo una private cloud molto utile per gli ambienti di test. In area pubblica, invece, stiamo ragionando sui servizi di storage, valutando possibili gerarchie di memoria per contenuti di tipo multimediale. Non è materiale riservato e potrebbe far lievitare il traffico del nostro sito. I costi per lo storage interno sono eccessivi per questo tipo di dati e sarebbe utile spostarli in cloud, soluzione che risolverebbe la flessibilità richiesta in termini di connettività.
Avete necessità di accorpare servizi, magari in cloud?
Sì. In generale, visti i tempi e la pressione costante per una riduzione dei costi, le tecnologie cloud offrono nuove prospettive per ripensare in termini sinergici l’offerta di servizi e le infrastrutture pubbliche. Per il reperimento di risorse sul mercato, crediamo che sia profittevole unire appalti con altre istituzioni, a partire da quelle più affini come la Camera, e secondo l’esperienza già avviata da Consip.
La legge però chiede di unificare i Centri Servizi dei piccoli Comuni, non degli enti più grandi…
Il Senato è una delle massime istituzioni per il ruolo ricoperto, ma dal punto di vista informatico siamo una realtà medio-piccola. Abbiamo 3.700 utenze e mailbox e un volume di dati gestiti di 50 Terabyte. Condividere con altri le forniture di servizi di base, la connettività, o anche soltanto la parte amministrativa per la gestione dei costi potrebbe consentirci di operare significative riduzioni di spesa. Lasciamo ai decisori politici il via, ma dal punto di vista tecnologico siamo pronti.