Un paio di settimane fa lo sbarco al Nasdaq. Oggi, decisamente meno importante ma comunque significativo, il debutto ufficiale nel nostro Paese con il battesimo dei nuovi uffici di Roma e Milano dopo un paio di mesi di attività “esplorativa”. Fireeye punta dunque sulla crescita anche in Italia, seconda presenza stabile in Europa dopo l’apertura degli uffici a Londra e avanguardia delle prossime “aperture” in Spagna e Germania. Per il momento sono una decina i dipendenti italiani, guidati da Domenico Dominoni, regional sales manager per il nostro Paese. È comunque soprattutto sul canale che si conta per raggiungere i potenziali clienti.
Ancora poco conosciuta da noi, Fireeye è un’azienda della Silicon Valley che si sta facendo strada molto rapidamente nel campo della cybersecurity. Lo testimoniano la quotazione al Nasdaq e la crescita velocissima, quarta azienda Usa con il trend più veloce nel 2012 stando a una analisi di Deloitte: triple digit il fatturato, da 300 a 1.100 i dipendenti.
Come mai il focus sull’Italia, proprio in un momento in cui il nostro Paese non sembra molto appetibile per gli investimenti stranieri? “Per noi l’Italia è un Paese strategico, estremamente interessante”, spiega David DeWalt, amministratore delegato di Fireeye, venuto in Italia per il lancio della nuova filiale. “L’Italia ha una localizzazione strategica tra Europa, Africa e Medio Oriente e non a caso è l’epicentro di molti attacchi fortemente aggressivi”, sottolinea DeWalt che ha una lunghissima esperienza nel campo della sicurezza informatica essendo stato tra l’altro ceo di McAfee.
“Aziende di global security come la nostra non possono non essere presenti nel vostro Paese. L’Italia ha una serie di infrastrutture strategiche estremamente importanti e di grande qualità, come ad esempio la rete di Telecom Italia. Però, anche per la sua collocazione geografica, è un luogo di grande passaggio. E questo determina una potenziale vulnerabilità da parte di organizzazioni che si propongono di sfruttare l’Italia come piattaforma per i loro attacchi. Organizzazioni criminali, ma anche organizzazioni terroristiche o politiche. Stimiamo che almeno una cinquantina di Stati siano dotate di armi di cyberattacco”.
Fireeye non punta al mass market, ma alle grandi società che gestiscono infrastrutture critiche, ai governi, alle organizzazioni pubbliche e private, ma anche ad industrie che operano in settori in cui, ad esempio, la difesa del copyright è fondamentale, come è il caso del lusso e delle aziende che vivono sullo sfruttamento dei propri brevetti.
La forza dell’azienda americana sta, spiega DeWalt, in una piattaforma automatica di sicurezza virtuale in grado di analizzare e fronteggiare in tempo reale minacce e cyber attacchi via web, email o file grazie al lavoro di una molteplicità di server messi in rete fra loro e posti a monte dei network aziendali. Una prevenzione, piuttosto che un intervento ex post come è il caso degli strumenti di difesa tradizionali.