Spingere l’adizione di piattaforme informatiche interoperabili per monitorare le entrate fiscali e ripensare le modalità di riscossione da parte degli enti locali. In audizione in Commissione federalismo fiscale, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato il ruolo centrale del digitale nelle politiche fiscali.
“Insieme all’interoperabilità dei dati – ha sottolineato – l’adozione di strumenti innovativi come le piattaforme informatiche avanzate potrà consentire all’amministrazione di monitorare e analizzare in modo dettagliato le entrate individuando eventuali scostamenti rispetto alle previsioni e confrontando le performance con enti con caratteristiche simili”.
Assist agli enti locali
Il digitale risulta dunque essere la chiave di volta per efficientare le attività degli enti locali. “Servono strategie per migliorare la capacità di riscossione degli enti locali superando in chiave costruttiva le criticità emerse. La sfida della digitalizzazione è sempre più collegata all’integrazione delle banche dati tra i diversi livelli di governo – ha spiegato – In tema di riscossione di Imu, dal 2025 sarà implementato un sistema di determinazione delle aliquote basato su fattispecie imponibili individuate dai Comuni, esclusivamente tra quelle predeterminate con decreto del Mef. Tale novità permette da un lato di delimitare il perimetro entro cui il Comune può esercitare la sua potestà regolamentare, dall’altro consente ai contribuenti di disporre di un valido supporto per il corretto pagamento dell’Imu”.
Rafforzare le capacità di riscossione
“Il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, anche alla luce delle nuove regole europee, richiede di avviare riflessioni su quali possano essere le migliori modalità per rafforzare la capacità di riscossione delle proprie entrate da parte degli enti locali e, al contempo, migliorare la compliance spontanea di tutti i contribuenti – ha puntualizzato il ministro – L’ammontare dei residui attivi è cresciuto nel tempo (da circa 74 miliardi nel 2020 a poco meno di 85 miliardi nel 2022), a dimostrazione di un abbandono graduale dell’accertamento per cassa e di rilevazione dei crediti nel rispetto dei principi contabili. Allo stesso tempo è aumentato l’importo dell’accantonamento del fondo crediti di dubbia esigibilità, passato da circa 32 miliardi nel 2020 a poco meno di 35 miliardi nel 2022”.
“Un andamento che riflette performance di riscossione che stentano a migliorare e che impongono conseguentemente un importo dell’accantonamento più elevato anche a fronte di un ammontare maggiore di residui attivi – ha aggiunto – I dati mostrano che la difficoltà nella riscossione costituisce la principale causa delle crisi finanziarie degli enti locali”, osserva ancora il ministro.
“La riscossione rappresenta un nodo centrale della gestione finanziaria degli enti locali, dal momento che, come ho già rappresentato, sono sempre più limitati i margini di manovra entro i quali gli enti possono agire per incrementare il livello delle proprie entrate”, ha concluso.