Fisco, una riforma in sei proposte

La crisi ha modificato le carte in tavola: serve un sistema che favorisca la crescita. Csit. Dall’analisi all’azione: ecco come può cambiare la fiscalità italiana

Pubblicato il 06 Lug 2009

«La crisi finanziaria ha spostato l’attenzione della pressione
fiscale sulla base imponibile alla base imponibile stessa: in
presenza di un fatturato che si contrae, il problema immediato è
stimolare la crescita e non contenere la pressione fiscale”.
Questa la premessa di base alle “sei proposte per il fisco che
vorremmo” elaborate dall’Osservatorio permanente per le
problematiche tributarie. Proposte che come sottolinea il
presidente uscente di Csit Alberto Tripi “possono contribuire a
riequilibrare la fiscalità nel settore conferendo slancio e
dinamismo alle imprese”.

Il fisco non può essere socio di maggioranza: la
prima proposta mira a porre un limite massimo all’aliquota totale
effettiva (comprensiva di Ires e Irap) non superiore al 50% del
reddito imponibile. Semplificazione della disciplina degli
ammortamenti e modifica di quella che riguarda il credito di
imposta per le attività di ricerca e sviluppo, con l’obiettivo
di superare le incertezze  relative alle attività ammissibili e
prolungare l’estensione temporale della norma, sono i due perni
su cui fa leva la seconda proposta, che in sintesi punta a
generare l’accumulazione di capitale produttivo
e di conoscenze tecnologiche e scientifiche.
Il sostegno dello sviluppo e dell’occupazione è un’altra
grande sfida per il settore. Anche qui le azioni da intraprendere
secondo l’Osservatorio di Csit sono due, “da realizzare con
procedura d’urgenza”: rendere l’Irap deducibile ai fini
dell’Ires/Irpef per evitare una doppia imposizione sul reddito da
lavoro dipendente in capo al datore di lavoro e al lavoratore;
introdurre un nuovo sistema che sia più rapido ed efficiente per
il recupero dell’Iva sui crediti insoluti di modesto importo,
anche in assenza dell’esito della procedura esecutiva di
recupero.

Il quarto step riguarda gli incentivi alla
digitalizzazione
: occorre estendere – sostiene
l’Osservatorio – l’applicazione delle norme che consentano la
sostituzione dei documenti cartacei con supporti digitali. Ancora:
il fisco deve favorire la concorrenza “e si pone
la necessità di abrogare la Tassa di Concessione Governativa che
colpisce ingiustificatamente i contratti di abbonamento ai servizi
di telefonia mobile, in modo discriminatorio”. Una misura
particolarmente cara al vice presidente Guindani. Last but non
least la proposta che attraverso tre adeguamenti normativi punta a
rendere il fisco semplice, equo e prevedibile. In primis è
necessario stabilire il principio che gli errori di imputazione
temporale (tra un esercizio ed un altro) di costi e ricavi non
siano sanzionati pecuniariamente “in quanto non c’e’ un danno
per l’Erario”. Bisogna inoltre riconoscere che la violazione
dell’obbligo di auto fatturazione, quando non ricorre danno per
l’Erario, comporti solo sanzioni formali e non anche il pagamento
di un’imposta. deve essere rispettato senza eccezioni, infine, il
divieto di retroattività delle norme fiscali.

La Federazione di Confindustria intende ora dare il via ad un
dibattito “da svilupparsi – sottolinea Tripi – con ulteriori
percorsi di approfondimento  su un tema, quello della fiscalità,
considerato un’importante leva per lo sviluppo”.
Non solo: “Il Rapporto – puntualizza il vice presidente di Csit
con delega al Credito, Fisco e Finanza, Pietro Guindani – ha
l’ambizione di diventare uno strumento per accreditare le imprese
associate a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici presso
le autorità tributarie con l’obiettivo di sviluppare una
collaborazione volta da un lato ad ottenere la rimozione di alcuni
ostacoli avvertiti come discorsivi dell’attuale sistema fiscale e
dall’altro ad implementare quelle soluzione avvertite come
urgenti e necessarie”.  “Tutto ciò con la consapevolezza –
conclude Guindani – che sarà necessario accettare il
‘compromesso’ di una gradualità degli interventi secondo
priorità condivise ma affermando altresì il fatto che non sembra
più differibile la risoluzione delle criticità avvertite dalle
imprese del settore”.

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