LA RICERCA

Formazione, i lavoratori italiani dell’IT insoddisfatti di quella aziendale

I dati del Kelly Global WorkForce index 2014: l’Italia è il fanalino di coda in Europa nel settore. Dipendenti scontenti delle opportunità per l’aggiornamento professionale messe a disposizione delle loro società

Pubblicato il 01 Dic 2014

A.S.

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Meno di un terzo dei lavoratori dell’IT in tutto il mondo (29%) è soddisfatto delle risorse per lo sviluppo della carriera messe a disposizione dal proprio datore di lavoro. I lavoratori dell’Apac (32%) sono decisamente più soddisfatti nel merito rispetto a quelli dell’area Emea (22%), e in quest’ultimo contesto l’Italia, dove la percentuale non supera l’11%, è in ultima posizione. “I tassi di soddisfazione evidenziano un disallineamento tra aziende e dipendenti in alcuni mercati – spiegano da Kelly Services – suggerendo che l’investimento dell’azienda non viene sempre utilizzato al megli.

E’ quanto risulta dall’ultima edizione del Kelly Global Workforce Index (KGWI), indagine annuale sulle opinioni in materia di lavoro e luogo di lavoro, che ha coinvolto circa 230mila persone in Americhe, Emea e Apac. “Il report – spiegano i promotori – esamina in modo approfondito le aspirazioni di carriera dei lavoratori, compresi i driver degli obiettivi di carriera e i fattori più rilevanti nel mantenere i dipendenti legati all’azienda e produttivi. Inoltre, dà un’occhiata al mondo del career management, con dati su ciò che le migliori aziende stanno facendo per investire sul personale, nonché sulla particolare importanza che i lavoratori attribuiscono ad attività per l’avanzamento di carriera quali formazione, mentoring e sviluppo delle competenze”.

“Man mano che dipendenti più consapevoli assumono maggior controllo sulle proprie carriere, si diffonde una rinnovata attenzione sull’efficacia degli strumenti e delle risorse che utilizzano a tale scopo. Le aziende che riescono ad alimentare e sviluppare il talento hanno maggiori possibilità di trattenere personale qualificato e perfezionarne le competenze all’interno dell’impresa”.

“I profili IT – continuano da Kelly Services – sono sempre più richiesti su molti mercati, perché da loro e dalla loro competenza dipende lo sviluppo delle ormai indispensabili innovazioni tecnologiche. L’importanza dell’acquisizione e dello sviluppo delle competenze è più grande che mai per questi lavoratori. I dati dell’indagine mostrano che la promozione

a scapito delle competenze può rappresentare un obiettivo a breve termine, ma non soddisfa necessariamente le esigenze a lungo termine di lavoratori altamente qualificati”.

Tra le cose che le aziende possono fare per andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti in questo campo Kelly Services individua quattro punti fondamentali: “Valutare completamente le iniziative di sviluppo di carriera in essere per testare la loro rispondenza alle esigenze dei dipendenti e la loro adeguatezza alle esigenze del capitale umano dell’organizzazione; approcciare in modo strutturato lo sviluppo di carriera, nell’ambito di

performance review regolari; Prendere in considerazione l’esercizio di pensare a una carriera ‘a prova di futuro’, per incoraggiare i dipendenti a pensare a come si evolveranno il loro settore e il loro ruolo, nonché le competenze, le qualifiche o la formazione che saranno necessarie; Sviluppare un programma di knowledgecapture per sfruttare le competenze e l’expertise dei dipendenti più dotati, esperti e di lungo corso, in modo tale che questa proprietà intellettuale possa restare in azienda ed essere trasmessa a neoassunti e meno esperti”.

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