Chiare e poche le nuove linee guida espresse dal nuovo Direttore di Agid, Antonio Samaritani, a Forum PA in occasione dell’incontro sul Piano di crescita Digitale. La nuova parola d’ordine è “execution” che dovrebbe far diventare Agid il braccio armato della strategia del Governo per la crescita dell’economia digitale, o meglio come emerso dal convegno, per la crescita economica non potendosi più parlare di due economie parallele e separate.
Quanto alla strategia Agid punterà a implementare l’esistente e le priorità accanto a Spid e alla fatturazione elettronica sono le piattaforme dei contenuti di attività dell’amministrazione fondamentali, si pensi alla sanità e alla giustizia digitale.
In molti degli interventi si è sottolineato la centralità del cittadino digitale, la valorizzazione della persona e il pieno utilizzo del software, per un risparmio di spesa. Troppo hardware poco utilizzato così come sono troppe le duplicazioni dei server. Non serve più tanto investire quanto invertire la rotta e passare al pieno utilizzo dei programmi e delle macchine ma ciò passa necessariamente dalla formazione in materia di Ict che è stato il tema condiviso da tutti i relatori.
Occorre poi ripensare, in logica digitale, le norme e i comportamenti umani e l’attività della pubblica amministrazione. Occorre una massiccia azione di semplificazione normativa e tecnica, la cui crescita esponenziale è la palese dimostrazione del cane che si morde la coda. Rivedere i processi, codificare i nuovi comportamenti e le nuove prassi amministrative significa calibrarle all’utilizzo delle nuove tecnologie. AgID ripensata anche come agenzia formativa per l’Ict chiamata a realizzare un programma di alfabetizzazione informatica per tutti gli attori del cambiamento, iniziando dalla scuola di ogni ordine e grado.
L’Agenzia per raggiungere l’obiettivo di migliorare le competenze digitali ha già varato l’iniziativa della “Coalizione italiana per le competenze digitali”, nata perché oltre il 50% dei cittadini non ha mai usato Internet e perché circa il 40% non possiede un computer e non sa come mandare una e-mail. Le sacche di analfabetismo digitale sono poi maggiormente concentrate in alcune regioni del Sud, in primis in Basilicata e Campania. La mancanza di competenze digitali è anche per le Pmi e produce effetti molto rilevanti sull’incapacità di crescita economica e di competitività del nostro sistema.
Si è posto quindi in Agenda il tema della formazione da cui da tempo parliamo. Formazione nelle competenze digitali per favorire il circolo virtuoso tra la domanda di servizi e l’offerta pubblica di cultura e formazione digitale. Destinatari ne dovranno essere tutti i cittadini, la P.A., le PMI, le associazioni professionali. Occorre coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati e attraverso il Miur, introdurre, nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, le competenze digitali come insegnamento obbligatorio e curriculare. Occorrono poi azioni mirate delle istituzioni pubbliche e private per favorire la formazione di base e continua della cittadinanza attiva per abbattere il digital divide e rendere effettiva la E-democracy.