AGENDA DIGITALE

Francesco Caio: “Io ambasciatore di un mondo possibile”

Mister Agenda digitale: “Bisogna valorizzare e mettere in rete le esperienze già fatte”. E sul rilancio dell’occupazione: “Grazie alle tecnologie servono pochi capitali e tanta creatività”

Pubblicato il 09 Lug 2013

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Valorizzare le esperienze digitali già messe in campo e metterle a sistema. È questo l’obiettivo a breve termine di Francesco Caio. “È presto per parlare di priorità, visto che sto ancora raccogliendo e analizzando le tante cose che sono già state fatte – dice mister Agenda digitale a La Stampa – Mi pare però molto importante la decisione di portare l’Agenda Digitale direttamente sotto la presidenza del Consiglio, perché sta a segnalare che queste innovazioni vanno al centro dell’azione di governo, non sono qualcosa di staccato”.

Caio si considera “un ambasciatore di un mondo possibile, che per molti versi è però già reale”. Ci sono importanti esperienze e innovazioni già fatte “che bisogna mettere insieme, anche facendole dialogare tra di loro”. “L’Agenda Digitale non è qualcosa di astruso o che riguarda solo i giovani, ma anzi può entrare nella vita di tutti noi”, a cominciare ad esempio da un settore strategico come quello della sanità. “Oggi in Italia ci sono esempi di tecnologie avanzate e zone dove questo lavoro si fa ancora per fax – ricorda Mister Agenda digitale – Mettere in rete, con un sistema omogeneo, tutti gli ospedali ha un effetto diretto e tangibile sulla qualità della vita dei cittadini”.

Caio interviene anche sul dibattito relativo la rilancio dell’occupazione. “La rivoluzione informatica e tecnologica – dice – può e deve dare una spinta a un’imprenditoria più diffusa”.

“Oggi, proprio grazie a tecnologie disponibili per tutti è molto più facile per un giovane fare impresa di quanto non lo fosse quando mi sono laureato io – spiega Caio – Servono capitali, relativamente limitati, ma soprattutto serve tanta creatività che queste nuove tecnologie mettono in gioco. Insomma, fuor di retorica direi che c’è la spinta giusta perché un giovane possa provare a creare qualcosa invece che a cercare semplicemente un posto, tenendo presente che oggi un’azienda può competere sui mercati internazionali, anche se piccola”. Soprattutto nei settori biotecnologie, tecnologie dei materiali e dell’informazione, ancora poco battuti.

“Certo è che per vedere sviluppi su questo fronte bisogna creare un ambiente favorevole che vada dall’accademia alla finanza, all’amministrazione pubblica”, sottolinea. Il tutto senza abbandonare il settore manifatturiero: “Anche qui le tecnologie significano molto, compresi gli sviluppi delle stampanti 3D. Proprio nell’industria manifatturiera, del resto, stiamo vedendo una nuova ondata di robotica; e quei robot qualcuno deve idearli, costruirli e programmarli”.

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