Il Governo Monti ha restituito al Paese credibilità internazionale e ha impostato delle riforme, come quella del lavoro e del sistema previdenziale, che pongono già le basi concrete per un percorso di rilancio del nostro Paese. Ma molto c’è ancora da fare. Nell’immediato è indispensabile rimettere in moto il sistema di finanziamento alle medie e piccole imprese, da troppo tempo in grave sofferenza per l’impossibilità di accedere al credito. In Italia solamente una pmi su due ha ricevuto finanziamenti dalle banche nei primi mesi del 2012 e coloro che riescono a finanziarsi, troppo spesso lo devono fare a tassi molto elevati. A tale proposito la recente decisione della Bce dovrebbe ridare ossigeno al sistema, consentendo una più fluida circolazione del credito e contribuendo in parte a rilanciare produzione e consumi.
Nel lungo termine bisogna invece ridisegnare il sistema della spesa pubblica, con una lotta senza frontiere agli sprechi e una concentrazione delle risorse verso progetti e iniziative in grado di consentire al Paese un salto di qualità infrastrutturale e la generazione di posti di lavoro. In parallelo va alleggerita la macchina burocratica, con un nuovo concetto di governance: progetti legati all’open government, basati su strumenti e tecnologie che consentano alle amministrazioni di essere aperte e efficienti nel rapporto con i cittadini.
Ultimo punto, ma forse il più importante, è intervenire nel sistema didattico/formativo dei giovani. L’ultimo rapporto Ocse sull’education indica che l’Italia è al penultimo posto come percentuale di laureati tra i 34 Paesi dell’Ocse. È una situazione grave, resa ancora più drammatica dall’odiosa abitudine italiana di favorire le clientele e le relazioni anziché premiare il merito, che mina alle fondamenta ogni possibilità di innovazione e crescita. Soltanto una società che sappia offrire l’opportunità di sviluppare le proprie capacità e attitudini potrà rimettere in moto le nostre forze migliori.