«L’Ict è sempre più potente. È un elemento chiave delle politiche delle principali economie mondiali. Offre enormi opportunità di crescita e sviluppo. Ma l’Italia non lo ha ancora pienamente capito e sta drammaticamente sottovalutando la variabile tempo». François de Brabant, presidente di Between, non ha dubbi sulla necessità di darsi definitivamente una mossa ed evitare il . rischio del punto di non ritorno.
“Se non si passa all’azione con piani e progetti concretizzabili in tempi ragionevoli non solo aumenterà il gap digitale con gli altri Paesi, ma assisteremo a una spaccatura interna, con territori digitalizzati e altri no. E ciò inevitabilmente creerà problemi di coesione rilevantissimi ”.
L’Italia dunque si sta giocando il proprio futuro. Come stanno le cose? È questione di soldi, di cultura, di progettualità?
Per cominciare è indispensabile ripensare il binomio Italia-Ict che poi coincide con il riposizionamento dell’incontro domanda-offerta. Affinché in Italia si assista a una svolta la domanda deve riconoscere il valore dell’offerta Ict che viene ‘curiosamente’ mitizzata nel resto del mondo ma non nel nostro Paese. Alla filiera italiana, multinazionali incluse operative sul territorio, non viene riconosciuta ‘intelligenza’. Vero è però che per cambiare rotta l’offerta da parte sua deve riposizionarsi: abbiamo assistito ad un auto-“commoditizzarsi” dell’offerta. I player sul mercato operano ancora secondo le ormai vecchie logiche della vendita di prodotto. Insomma ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità e dare il proprio contributo in termini di progettualità.
Sanità, scuola, smart city ed e-business: questi i quattro temi sul tavolo dell’annuale convention di Capri. Sono queste secondo lei le leve su cui fare forza?
Parliamoci chiaro: in Italia i conti non tornano e la spending review mira a sanare la situazione. L’Ict è la carta da giocare, quella che contribuisce in maniera determinante ai piani di spending review. Pensiamo alla sanità: bisogna tagliare i costi e la digitalizzazione di molti servizi nonché la remotizzazione di numerose attività abbatterebbe, e non di poco, le spese vive. Per la scuola vale lo stesso discorso. Con l’aggravante del rischio sempre più vero di perdere il contatto con le nuove generazioni. E fra l’altro non bisogna dimenticarsi che il taglio dei costi derivante dall’adozione dell’Ict fa il paio con l’opportunità di erogare servizi ad alto valore aggiunto e quindi di migliorare la vita di tutti. Insomma un’Italia più ‘smart’ senza Ict non si può fare. Sul fronte smart city, ad esempio, le opportunità sono enormi; basti pensare all’uso di sistemi per la gestione del traffico tanto per citare un aspetto. È necessario che ogni città definisca la sua roadmap digitale. E poi bisognerà assolutamente stimolare e far decollare l’e-business per rilanciare l’import-export e offrire alle nostre aziende, anche le più piccole, l’opportunità di competere davvero nello scenario globale e di darsi una chance.
Ma tutto ciò sarà possibile senza infrastrutture ultrabroadband?
No, il nodo infrastrutture va sciolto, in particolare bisogna venire a capo del dibattito competizione-separazione. L’Italia ha bisogno di una rete di nuova generazione. Come fare? Stimolando l’innovazione ossia creando quel circolo virtuoso che a partire dalla spinta della domanda e dalla rimodulazione dell’offerta consenta di mettere in moto la macchina. Più si fa innovazione, più la si ‘moltipilica’ più cresce l’esigenza di infrastrutture evolute e più di conseguenza gli investimenti vengono remunerati.
Secondo lei come sta lavorando il governo Monti?
La convention 2012 di Between rappresenta di fatto il primo grande momento di confronto fra tutte le parti in causa. Si potranno cominciare a tirare le fila del lavoro portato avanti in questi mesi e a fare il punto sui progetti. C’è grande attesa per l’approvazione del decreto Digitalia che darà il via al “cantiere” digitale e magari, chissà, l’evento di Capri potrà essere la prima occasione per discuterne.
FOCUS/ POLITICHE PER LA CRESCITA
François de Brabant: “Senza Ict nessuna smart Italy”
Il presidente di Between: “Va ripensato l’incontro domanda-offerta; filiera poco valorizzata, ma il biz model va cambiato. Il nodo infrastrutture va sciolto: serve una rete di nuova generazione”
Pubblicato il 01 Ott 2012
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EU Stories - La coesione innova l'Italia