L’INTERVISTA

Fratesi, Infratel: “8 donne hanno fatto la storia dell’informatica, ma in Italia Stem ancora al palo”

La presidente della in-house del Mise accende i riflettori sul tema del gender gap: “Se ne parla ma non basta. Ci vuole un processo virtuoso che coinvolga famiglia, scuola, istituzioni e mondo del lavoro”. E lancia l’allarme sulle occasioni che potrebbero andare perse: “Dalle donne contributo fondamentale grazie a un approccio progressivo, sostenibile e condiviso”

Pubblicato il 11 Feb 2022

fratesi infratel

Ricorre oggi la Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza. Il tema Stem è considerato prioritario da un numero crescente di governi e organizzazioni a livello mondiale. Le iniziative sono in costante aumento, ma la strada è ancora lunga. Quali sono i maggiori ostacoli sul cammino? In particolare quello italiano? A fare il punto con CorCom la presidente di Infratel Italia Eleonora Fratesi.

“Disparità salariale, stereotipi duri a morire, una carriera sempre in salita”: parte dalla sintesi dello status quo, fatto dunque ancora di ostacoli, la presidente Fratesi, che dopo la laurea in Scienze dell’Informazione all’Università degli Studi di Pisa, ha lavorato in multinazionali e in ambito universitario, occupandosi di ricerca, sviluppo e innovazione digitale, diventando anche membro del consiglio di amministrazione del Cluster Smart Cities & Communities della Regione Lombardia per poi approdare al vertice della in house del Mise – al fianco dell’Ad Marco Bellezza – che ha in gestione una lunga serie di progetti, dal Piano Bul al wifi nei Comuni, passando per i progetti di connettività in scuole e sanità. E Infratel è anche il soggetto attuatore del Pnrr.

“Gli ostacoli per una ragazza di una formazione nelle discipline Stem e in generale nel mondo del lavoro sono ancora tanti, in Italia più che in altri Paesi europei. Adesso se ne parla, e questo è un bene, ma non basta. Ci vuole un processo virtuoso che coinvolga famiglia, scuola, istituzioni e mondo del lavoro. Pochi sanno che, ad esempio, 8 donne hanno fatto la storia dell’informatica. Le barriere culturali restano forse l’ostacolo più difficile da superare”, dice a CorCom.

Presidente, nelle classifiche europee, a partire dal Desi, l’Italia si piazza fra gli ultimi posti alla voce competenze digitali. E c’è chi sostiene che sul cammino del Pnrr l’ostacolo competenze rischia di compromettere molte delle roadmap. Come fare ad accelerare e a trovare una soluzione di sistema?

L’Indice Desi è utile per confrontare la nostra situazione rispetto agli altri Paesi Ue: siamo 20mi su 27, per quanto riguarda le competenze digitali, il 56% delle persone nell’UE possiede almeno competenze digitali di base, in Italia sono solo il 42%. Oltre alle reti e alle infrastrutture le competenze digitali sono fondamentali per non lasciare nessuno indietro, dal mondo del lavoro a quello della scuola. L’Indice conferma che esiste ancora un sostanziale divario di genere nelle competenze digitali specialistiche. Solo il 19% degli esperti Ict e circa un terzo dei laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica sono donne. Le competenze relative alla matematica, all’intelligenza artificiale sono però in forte crescita e possono bilanciare le competenze ingegneristiche che vedono ancora il maggior coinvolgimento del genere maschile.

La questione Stem fa il paio inevitabilmente con quella del genere pay gap: crede che siano strettamente correlate? Nel senso: quanto pesa il tema dello squilibrio retributivo nella decisione delle ragazze a intraprendere carriere scientifiche e nell’incoraggiarne una visione di tipo manageriale?

In Italia, nel 2021, le posizioni di ceo occupate dalle donne sono scese al 18% rispetto al 23% registrato nel 2020, andando notevolmente sotto la media dell’Eurozona. Il gender gap nel nostro Paese è quindi tutt’altro che vicino a scomparire, sebbene le donne costituiscano quasi la metà della forza lavoro complessiva. Si tratta di tante occasioni che potrebbero andare perse: le donne possono dare un contributo fondamentale alla trasformazione del modo di lavorare con un approccio progressivo, sostenibile e condiviso. La transizione digitale ha messo in risalto lo smart working, nuovi modelli di impresa, una maggiore focalizzazione sugli obiettivi da raggiungere e non sul tempo impiegato in azienda, una occasione primaria per ridurre il gender gap, ma abbattere le disparità salariali resta una sfida importante.

Quale può essere il contributo di Infratel nella partita Stem?

Abbiamo fatto tanto in questi due anni, ma possiamo di certo fare di più, come la maggior parte delle aziende italiane. In Infratel oggi lavorano 67 donne su 171 dipendenti, la maggior parte si è formata con le discipline Stem, molte sono ingegneri impegnate nella attività quotidiane di collaudo e progettazione delle infrastrutture. Nel corso del 2021 Infratel ha organizzato in collaborazione con autorevoli associazioni di settore diverse iniziative sulle tematiche utili a ridurre il divario di genere, e dei percorsi di mentorship indirizzati alle donne. Best practice che saranno ripetute anche quest’anno.

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