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Freedom of Information Act, Ascani (Pd): “Ci metteremo in linea con l’Europa”

La deputata del Pd sul testo consegnato all’Intergruppo parlamentare per l’innovazione: “Allo studio sanzioni per i responsabili delle amministrazioni che non concedano l’accesso agli atti. Più efficienza e condivisione delle informazioni tra le PA”

Pubblicato il 23 Feb 2015

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“Nel giro di due mesi vogliamo arrivare ad un testo sul Freedom of Information Act che sia il più possibile condiviso tra le forze parlamentari e col governo e che ci permetta di metterci in linea quantomeno con il resto dell’Europa”. Così l’onorevole Anna Ascani, deputato del Partito Democratico e membro dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica, intervenendo ieri a Radio Radicale, ha espresso il suo parere sulla proposta di legge ricevuta la scorsa settimana dall’Intergruppo e redatta da 30 diverse organizzazioni della società civile per l’istituzione di un Foia italiano. Si tratta di uniniziativa legislativa sulla libertà d’informazione che permetterebbe a ogni cittadino di accedere agli atti della Pubblica amministrazione, possibilità al momento vincolata dalla necessità di avere un interesse specifico a conoscere gli atti, nonché limitato da norme come il comma 3 dell’articolo 24 della legge n. 241 del 1990, che recita: “Non sono ammissibili istanze di accesso preordinate a un controllo generalizzato dell’operato delle pubbliche amministrazioni”.

“Quello che a noi interessa particolarmente del Foia – ha sottolineato Ascani – non è tanto la libertà di accesso in sé, ma tutta la serie di effetti collaterali positivi che comporta. Ad esempio, la digitalizzazione dell’atto amministrativo, e quindi più efficienza, più controllo, meno errore e maggiore condivisione delle informazioni tra le Pa, con conseguente abbassamento dei costi. Stiamo poi prevedendo delle sanzioni vere e proprie per i responsabili di quelle amministrazioni che non concedano l’accesso agli atti come sarà previsto da questa norma. Quello che occorre analizzare in questi due mesi sono le implicazioni sulla privacy e i costi, ma c’è finalmente un’importante apertura da parte del Governo rispetto al passato”.

“Un altro tema sul quale è stata aperta una riflessione con le associazioni è quello di quante richieste servano su un unico atto per far sì che lo stesso venga pubblicato sul sito dell’amministrazione di riferimento; nel testo che ci è stato proposto da Foia4Italy si parla di tre richieste, ma quello che dobbiamo evitare è che un numero troppo alto di atti pubblicati generi il fenomeno opposto, facendone perdere di fondamentali nella massa”.

Ascani ha poi sostanzialmente smentito i rumors che vorrebbero il presidente del Consiglio Matteo Renzi in procinto di cambiare l’attuale struttura dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID): “Mi risulta ci sia l’intenzione di far funzionare meglio le politiche sul digitale, ma quelli sull’AgID sono, appunto, solo rumors”.

Ospiti della trasmissione anche Matteo Angioli, il quale ha parlato della campagna di crowdfunding in materia di Diritto alla Conoscenza lanciata da diverse associazioni dell’area radicale, e Guido Romeo, Data&Business editor a Wired Italia e co-fondatore dell’associazione Diritto di Sapere, soggetto che pochi giorni fa ha lanciato l’iniziativa “Chiedi”, volta proprio ad aiutare il cittadino ad accedere agli atti della Pubblica amministrazione.

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