Sì alla proroga al 2029 dei diritti d’uso sulle bande di frequenza 3.4-3.6 utilizzabili per il 5G in capo a Fastweb, Linkem, Mandarin, e Go Internet. E nessuna anomalia sul fronte degli esborsi. Questa la decisione del Consiglio di Stato che fa seguito a quella di primo grado emessa dal Tar a novembre 2019 dopo i ricorsi presentati da Tim, Vodafone e Iliad, che avevano contestato la proroga ritenendola illegittima a seguito dell’esborso da 6,5 miliardi per accaparrarsi le frequenze 5G nell’ambito della gara.
In dettaglio, secondo gli operatori ricorrenti l’esborso per le frequenze 5G per la banda 3,6-3,8 Ghz era fino a 11 volte la base d’asta (1 miliardo e 694 milioni per Tim, 1 miliardo 685 milioni per Vodafone e 483,9 milioni per Iliad) mentre a Linkem la proroga dei diritti d’uso era costata “solo” 40 milioni di euro, a Fastweb (Aria) 27,14 miliardi, a Go Internet 2,6 miliardi e a Mandarin 1,14 miliardi.
Secondo il Consiglio di Stato la proroga è “coerente” e nelle tre sentenze 2651, 2652, 2656 ha ritenuto che “la proroga risulta adottata all’esito di un iter coerente, sia alla normativa vigente, sia alle regole predeterminate in sede di rilascio dell’originaria concessione, accompagnata da una motivazione approfondita”.
Il Tar sulla vicenda delle frequenze aveva accolto solo uno dei motivi addotti da Tim, Vodafone e Iliad – ovvero quello del prezzo – respingendo quello relativo alla legittimità della proroga. Il Consiglio di Stato ha ora rimandato ai mittenti anche la questione relativa agli esborsi considerati iniqui.