SPETTRO

Frequenze in Banda L, al via la gara da 600 milioni

L’Italia si allinea alle direttive Ue. I lotti, a favore delle Tlc mobili, saranno riservati al supplemental downlink mobile. Chiusura dell’asta prevista entro fine ottobre

Pubblicato il 24 Giu 2015

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Il nuovo piano nazionale delle Frequenze è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il provvedimento, approvato con il decreto ministeriale del 27 maggio 2015, rappresenta il piano regolatore nazionale per l’uso dello spettro in Italia, e si pone l’obiettivo di pianificare le attribuzioni delle bande di frequenze ai servizi di radiocomunicazione, definire la politica a breve e medio termine sull’uso dello spettro e stabilire per ciascun servizio radio, nell’ambito delle singole bande, l’autorità governativa preposta alla gestione delle frequenze.

Secondo le prescrizioni del piano la cosiddetta banda L, quella tra i 1452 e i 1492 MHz, è stata attribuita con statuto primario al servizio mobile (con l’esclusione del mobile aeronautico), ed “è stata recepita – spiega la nota del Mise – la decisione Cept Ecc/Dec/13-03 che suddivide la banda in 8 blocchi da 5 MHz da utilizzarsi per applicazioni del tipo Sdl (Supplemental Down Link), ossia per il solo collegamento in discesa tra stazione base e mobile a supporto delle reti mobili cellulari”, per consentire cioè agli utenti di ricevere e scaricare dati in modo più veloce ed efficiente. La decisione ricalca così quanto stabilito dalla Conferenza Europea delle amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni nel 2013.

La “banda L” era comparsa a sorpresa, a ottobre 2014, a pagina 7 delle slide utilizzate da Matteo Renzi per presentare la legge di stabilità, per un’asta da cui il Governo si attende un incasso minimo di 600 milioni. La “banda L” era originariamente stata attribuita ai servizi di radiodiffusione sonora e di radiodiffusione sonora via satellite dalla Conferenza Mondiale di radiocomunicazione del 1992, e poi destinata alla fornitura del servizio di radiodiffusione sonoro numerico terrestre T-DAB. Già nel 2007 l’allora ministro alle Comunicazioni Paolo Gentiloni nel suo programma aveva avanzato la proposta di cedere questa porzione di spettro alle telco. A gennaio 2015 l’Agcom aveva approvato oggi la delibera che sanciva l’avvio delle procedure per l’assegnazione dei diritti d’uso di questa porzione di spettro, aprendo la consultazione di 30 giorni per definire le modalità dell’assegnazione, mentre il regolamento era stato varato dall’authority il 26 maggio.

Quanto al testo generale, nel mettere a punto il testo il Mise – specifica una nota del ministero – ha recepito nella legislazione nazionale il Regolamento delle radiocomunicazioni e gli atti finali delle “Conferenze mondiali delle radiocomunicazioni” (Wrc), l’ultima delle quali si è tenuta a Ginevra nel 2012.

Il piano inoltre recepisce, come era tenuto a fare, i provvedimenti approvati dall’Unione Europea, oltre che i provvedimenti che ha ritenuto necessari della Conferenza europea delle poste e telecomunicazioni, che i regolamenti prevedevano potessero essere implementati su base volontaria.

La gara, con l’assegnazione della banda L agli operatori mobili, sarà conclusa entro il 30 ottobre, “anche in attuazione della decisione della Commissione Ue adottata lo scorso 8 maggio – spiega il Mise – in linea con l’obiettivo di raggiungere 1200 Mhz di spettro disponibile per la banda larga mobile nel 2015”.

La banda 2300-2400 MHz è stata attribuita al servizio mobile ed è stata aggiunta in tabella una nota che identifica tale banda per applicazioni IMT in accordo al regolamento delle radiocomunicazioni. Anche in questo caso la Commissione Europea intende adottare, entro il 2016, un provvedimento vincolante per l’uso di tale banda per sistemi mobili pubblici. In Italia la banda 2300-2400 MHz è utilizzata essenzialmente per collegamenti fissi a bassa capacità ad uso privato.

Infine, il nuovo piano recepisce la decisione della Commissione europea 2014/276/UE che modifica la decisione 2008/411/CE e armonizza le condizioni tecniche d’uso delle bande di frequenze 3.400-3.600 MHz e 3.600-3.800 MHz per sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche. La nuova decisione stabilisce i requisiti tecnici, basati su blocchi da 5 MHz, per l’utilizzazione della banda 3400-3800 MHz per collegamenti di backhauling e per femtocelle nelle zone ad alta densità di traffico.

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