Il dossier per l’assegnazione delle frequenze radio sui 700Mhz alle telco potrebbe registrare nei prossimi mesi una decisa accelerazione. A lasciarlo intendere in un post sul suo blog è il commissario Ue al digital single market, Andrus Ansip, che pone la questione come uno dei temi principali di cui la Commissione si occuperà nel 2016 nella cornice del mercato unico digitale. “Innanzitutto – scrive Ansip – abbiamo in lavorazione un pacchetto di misure sull’industria, che comprende la banda 700mhz, il cloud e il piano per gli standard dell’Ict, che partiranno all’inizio della primavera”.
La questione riguarda da vicino anche l’Italia, dove le frequenze sui 700 Mhz dovranno essere liberate dai broadcaster e messe a disposizione delle aziende di telecomunicazione.
Ad aver già completato le aste, per il momento, sono la Germania e la Francia. Il governo di Angela Merkel è stato il primo ad aver completato la procedura, nel giugno 2015, realizzando un incasso di più di cinque miliardi di euro. A seguire la Francia, dove l’incasso complessivo è stato di 2 miliardi e 796 milioni di euro. Nel Regno unito intanto il governo ha in programma di spendere 550 milioni di sterline, pari a poco più di 716 milioni di euro, per liberare nell’arco di cinque anni la porzione di spettro e metterla a disposizione della banda larga mobile.
Proprio il fatto che alcuni Paesi abbiamo completato l’asta potrebbe contribuire a dare un’accelerazione al dossier, anche per risolvere eventuali situazioni di interferenze transfrontaliere. A questo punto entrerebbe in gioco anche l’Italia, a cui il piano Lamy indicava una forchetta compresa tra il 2018 e il 2022 per adeguarsi. Anche per questo il Governo ha iniziato a lavorare dalla primavera scorsa all’istituzione di una task force ad hoc del Mise insieme ad Agcom.
Se inizialmente sembrava più probabile che l’Italia si attestasse per il passaggio nella parte finale della forchetta, la spinta propulsiva data da Ansip e dalla Commissione europea potrebbe mettere il governo nella necessità di anticipare i tempi dell’asta, e far cadere la transizione nella parte iniziale del range.
L’incasso “anticipato” potrebbe fare molto comodo al Governo, soprattutto se si pensa che sia possibile replicare i 3,7 miliardi ottenuti nel 2010 per la gara degli 800 Mhz. Rimangono, in ogni caso, le resistenze delle telco che potrebbero preferire prendere tempo per dare respiro ai conti, e dei broadcaster, che fanno resistenza a cedere le porzioni di banda che hanno già in assegnazione.
La banda 700 Mhz infatti è attualmente utilizzata, per una parte sostanziale, con nove multiplex, di cui sei nazionali, dal digitale terrestre, e alcune delle licenze ventennali per i broadcaster scadranno oltre il 2030. Tanto che nei mesi scorsi si era arrivati a parlare di una richiesta di Mediaset di 1,2 miliardi di euro per rendere disponibile la porzione di spettro che occupa sui 700Mhz, e di cui ha una concessione fino al 2032.