C’è uno spettro fantasma che gira per l’Europa. Si tratta
della “Banda L”, un pacchetto di 40MHz di frequenze, fra i
1.452 e i 1.492MHz, che è scarsamente utilizzato in gran parte dei
paesi Ue.
Banda pregiata, per le caratteristiche di propagazione per uso
mobile, che, per stessa ammissione dell’ Electronic Communication
Committe (Ecc), il comitato autonomo della Cept, la super Authority
europea delle frequenze che raccoglie i 48 regolatori dell’Ue, è
“scarsamente utilizzata”.
Un bel gruzzolo di frequenze, destinate con il trattato di
Maastricht del 2002 alla radio digitale terrestre in Dab (27,5 Mhz)
e con una decisione dell’ Ecc (Ecc/Dec/(03)(02)) ai servizi di
radio broadcasting satellitari (12,5 Mhz). Due servizi, che di
fatto a livello europeo non sfruttano a dovere lo spazio loro
dedicato, visto che il business della radio digitale subisce la
pressione della radio via web.
Questo l’esito di una consultazione, condotta sulla Banda L prima
di Natale dalla super Authority delle frequenze. Un po’ tutti i
paesi, dalla Francia alla Gran Bretagna passando per Svezia e
Italia, hanno ammesso che questa porzione di spettro è poco
utilizzata. “Perché non utilizzare la Banda L come capacità
supplementare per il mobile broadband downlink (3G e 4G), senza
alterare l’accordo di Maastricht?”.
Questa la proposta di molti governi e di molte organizzazioni
industriali come Umts Forum, Digital Europe, Ebu. Ma altri spingono
invece per usare la Banda L per un sistema paneuropeo per la
fornitura di servizi broadband wireless sugli aerei o per un
network paneuropeo di disaster recovery, che però richiederebbe la
totale rivisitazione dell’accordo di Maastricht.
La settimana scorsa la Ecc Cept che si occupa dell’armonizzazione
delle frequenze e della loro regolamentazione a livello europeo, ha
deciso la costituzione di un project team dedicato, che entro un
anno dovrà emettere una raccomandazione unitaria sull’uso della
Banda L. Al project team partecipano gli organismi regolatori di
tutta Europa, compreso il ministero dello Sviluppo Economico e
l’Industria. Il verdetto sul destino di questa porzione pregiata
di spettro lo sapremo fra un anno. C’è da scommettere che le
telco e altri player interessati al business del “mobile
internet” non resteranno a guardare, spingendo per una
armonizzazione a livello europeo che permetta l’uso della Banda L
come capacità supplementare per servizi di downlink per il mobile
broadband.
Ma ci sarà da sudare. Alcuni pesi massimi dell’Ue, in primis la
Germania, vedrebbero bene la Banda L per la creazione di un sistema
paneuropeo di “public protection” e “disaster relief”
continentale, che andrebbe a concorrere con le reti Tetra.
Un’altra proposta, anche questa sponsorizzata dalla Germania,
riguarda la destinazione della Banda L alla creazione di un
“Direct air to ground communication system” (co-proprietaria
Deutsche Telekom): un sistema che permetterebbe di avere
connessione broadband su tutti gli aerei di linea. Anche questa
soluzione toglierebbe le frequenze alla Radio Digitale e
cancellerebbe Maastricht, togliendo flessibilità di uso ai
regolatori dei singoli paesi.
Detto questo, l’utilizzo di queste frequenze per il download nel
settore mobile broadband sarebbe ideale, dicono gli esperti: non ci
sarebbe nessuna interferenza con altri apparati e la tecnologia
sarebbe già disponibile con la Release 9 del Hspa+. Sarebbe
inoltre possibile lasciare la flessibilità ai regolatori nazionali
di attuare sulla banda intera o su parte della banda l’uso
mobile, senza azzerare l’attuale quadro regolamentare
(Maastricht) e senza togliere la possibilità alle Radio di usare
le frequenze. Il mercato chiede nuove frequenze per rispondere
all’esplosione dell’Internet in mobilità, in vista della
crescita di tablet e smartphone, che che rischiano di mandare in
tilt i network 3G. A casa nostra, la via che porta all’asta per
l’assegnazione delle frequenze del dividendo esterno (800 MHz/4G)
è irta di ostacoli.
Lo sa bene il ministro Tremonti, lo sanno i ministri, i cui fondi
sono in parte vincolati al buon esito della gara. In un contesto
come questo, la presenza di frequenze sotto utilizzate, come la
Banda L, è un’anomalia, che fa storcere il naso ai supporter del
broadband mobile. Se n’è accorta anche l’Europa, che tramite
la Ecc Cept, che ha messo in piedi un gruppo di lavoro per
“concordare a livello Ue la destinazione d’uso della Banda L,
oggi sotto utilizzata”. Al gruppo di lavoro, al quale partecipano
esponenti governativi del Vecchio Continente e dell’industria,
prende parte anche il ministero dello Sviluppo Economico.
L’obiettivo è trovare la quadra sul futuro della “banda
fantasma” entro la primavera del 2012. Ma gli ostacoli per le
telco non sono pochi. In primis, le emittenti radio, ma per ora le
frequenze del Dab non sono state assegnate. Il vero nodo per
destinare la banda L al “down link per il broadband mobile”,
sarà politico. Non tutti i paesi che contano sono orientati verso
le telco. Intanto la Svezia prepara l’asta sulla Banda L nel 2012
e la Francia lancia la consultazione pubblica a giugno di
quest’anno…