IL REPORT

Furti di dati “insider” e malware, ecco cosa spaventa le imprese

Rapporto Accenture-Hfs: il 69% degli executive ammette di aver subito attacchi da parte di personale interno. Si stima che il fenomeno possa aumentare dei 2/3 nei prossimi 18 mesi. La mancanza di fondi da investire nella formazione rende più difficile difendersi dai cyber attack

Pubblicato il 12 Lug 2016

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Il furto di dati provenienti dall’interno delle aziende è tra le minacce più gravi per il business digitale. E’ la conclusione del nuovo rapporto di Accenture e HfS che evidenzia come a preoccupare maggiormente gli executive aziendali in tema di sicurezza sono i furti di dati aziendali da parte di personale interno e gli attacchi malware.

La maggioranza degli intervistati (69%) ha dichiarato di avere subito – nei 12 mesi precedenti – tentativi o veri e propri furti o corruzioni di dati da parte di insider: La percentuale più alta è stata registrata dalle organizzazioni che operano nel campo dei media e della tecnologia (77%). Rischi di questo tipo continueranno a costituire un problema: i professionisti in materia di sicurezza temono che il furto di informazioni aziendali da parte di personale interno possa aumentare di quasi due terzi nei prossimi 12 – 18 mesi. Inoltre la carenza di budget da investire nell’assunzione di dipendenti opportunamente formati e di talenti in ambito di cybersecurity impedisca alle organizzazioni di difendersi adeguatamente da tali attacchi.

“La nostra ricerca evidenzia diversi punti di riflessione. Coloro che gestiscono la sicurezza in azienda ritengono che le minacce non sono in diminuzione, bensì in aumento, e si aspettano sempre maggiori ostacoli per la protezione di dati critici e la creazione di un clima di fiducia digitale – spiega Paolo Dal Cin, managing director di Accenture Security – Allo stesso tempo, le organizzazioni vogliono investire in tecnologie informatiche avanzate, ma non possiedono fondi a sufficienza per assumere o formare personale competente in grado di utilizzarle in modo efficiente. Per far fronte al problema della sicurezza le imprese dovranno necessariamente collaborare con un ecosistema aziendale esteso, costituito dalle diverse business unit aziendali, partner, provider e utilizzatori dei servizi, con l’obiettivo di creare un ambiente di fiducia digitale.”

Nonostante la disponibilità di soluzioni tecnologiche avanzate, quasi la metà di tutti i rispondenti dichiara preoccupazioni rilevanti circa il furto di dati da parte di personale interno (48%) e gli attacchi malware (42%) nei prossimi 12 – 18 mesi. Alla domanda sull’attuale situazione in termini di finanziamenti e personale, il 42% circa dei rispondenti ha riferito l’esigenza di un aumento dei fondi per l’assunzione di professionisti di cybersecurity e la formazione. Oltre la metà dei rispondenti (54%) ha aggiunto che gli attuali dipendenti non sono sufficientemente preparati per prevenire il verificarsi di violazioni della sicurezza e le cifre sono solo lievemente migliori in termini di rilevamento (47%) e risposta (45%) agli incidenti.

Il rapporto ha identificato cinque lacune significative che pregiudicano la capacità delle imprese di contrastare o mitigare efficacemente attacchi cibernetici mirati e ben organizzati:

  • Competenze: secondo il 31% degli intervistati, l’unico e principale inibitore nella lotta contro gli attacchi è la mancanza di fondi da investire nella formazione o nel personale.
  • Tecnologia: nei prossimi 12 – 18 mesi è previsto un significativo aumento nell’impiego di applicazioni riguardanti cognitive computing e intelligenza artificiale (31%) e di piattaforme per la cifratura dei dati (25%).
  • Parità: il livello di sicurezza di un’impresa è pari a quello del suo partner meno sicuro, eppure le aziende che hanno dichiarato di porre attenzione e valutare la preparazione e l’integrità informatica dei partner del proprio ecosistema vanno dal 35% al 57% per le varie tipologie di soggetti con i quali interagiscono. In particolare, i partner di Business Process Outsourcing risultano essere quelli meno controllati (35%), mentre l’attenzione principale è rivolta alla verifica dei partner in ambito creditizio (57%)
  • Budget: il 70% dei rispondenti riferisce una mancanza o un’inadeguatezza dei fondi da investire in tecnologia per la cybersecurity o nei talenti in ambito di sicurezza, inclusa la loro formazione.
  • Management: mentre il 54% dei rispondenti è d’accordo o fortemente d’accordo sull’efficacia della cybersecurity per creare fiducia digitale tra i consumatori, il 36% ritiene che l’Executive Management la consideri una spesa superflua.

“Le lacune identificate possono essere colmate. Tuttavia rivelano la necessità di un approccio diverso, che includa misure di gestione del rischio più rigorose e preveda lo sviluppo di un clima di fiducia digitale – evidenzia Fred McClimans, vice-presidente per la Ricerca, settore Digital Trust and Cybersecurity, HfS Research – A tale scopo, un’importante opportunità consiste nel ripensare a come integrare fiducia digitale e sicurezza nel tessuto aziendale, adottando soluzioni di automazione e di Artificial Intelligence, oltre che collaborazioni con partner esterni.”

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