FUTURE PROOF. Caro Google, ma quanto sei grande?

Pubblicato il 23 Mag 2011

Gli Internet Service Providers (Isp) hanno sviluppato nei decenni
scorsi un modello di interconnessione del traffico Internet basato
sui Neutral Access Point (Nap). Il modello è articolato su una
gerarchia degli Isp e su tre modalità di connessione.

1. Gli utilizzatori (consumatori e imprese) pagano la “banda di
accesso” agli Isp che offrono l’accesso locale.

2. Gli Isp Locali pagano la “banda di transito” attraverso i
cosiddetti Isp regionali, che si interconnettono attraverso i Nap
sia tra loro che con gli Isp di Backbone (detti anche “Tier 1”,
di primo livello). Il traffico di transito si paga e tra Isp
regionali vale il principio della compensazione (settlement) dei
pagamenti in proporzione al traffico scambiato.

3. Tra Backbone Isp Tier 1, si effettua invece il cosiddetto
“direct peering”, e cioè lo scambio mutuo e libero, senza
alcun pagamento – settlement-free – dei traffici dei rispettivi
utilizzatori.

Arbor Networks ha misurato a fine ottobre 2010 il traffico mondiale
veicolato dagli oltre 110 Isp che partecipano all’associazione
Atlas, nonché il traffico veicolato da Google, che dopo
l’acquisizione di YouTube si presenta come uno dei più grandi
utilizzatori della capacità di trasporto globale della Rete. La
figura mostra infatti che a settembre 2010 Google occupa una media
pesata uguale a circa il 6,5% del traffico totale di Internet,
risultando il secondo grande utilizzatore del trasporto della
Rete.

L’esperto Craig Labovitz di Arbor Networks precisa che, se si
tiene conto del traffico scremato con le modalità di Google Global
Cache (Ggc), la stima di occupazione di Google è sensibilmente
più elevata e arriva fino all’8-10% del traffico totale della
Rete. Soltanto un Backbone Isp Tier 1 è comunque più grande di
Google (Verizon, che possiede Mci/Uunet e che fornisce anche banda
di transito a Google). Labovitz commenta il dato misurato come una
crescita record rispetto alle misure fatte nel 2007: una crescita
del doppio più elevata rispetto a quella generale del traffico di
Internet (circa 40% all’anno, secondo Cisco).

Google opera nel settore dei motori di ricerca, fornisce il sistema
operativo Android per dispositivi mobili, opera il video tramite
YouTube e fornisce servizi di cloud computing a consumatori e
piccole aziende. Google sta diventando sempre più grande dal punto
di vista dell’occupazione globale del traffico Internet da quando
ha acquistato YouTube: il video ha da tempo superato il traffico
peer-to-peer e, secondo Cisco, occupa ormai quasi i due terzi della
capacità della Rete. Ma Google come noto non è un Isp.

Google ha piazzato i propri data center nelle vicinanze dei Nap,
come tutti i grandi content e server-farm provider (ad esempio,
Netflix e Akamai), e negli ultimi anni ha effettuato una politica
molto aggressiva di direct peering settlement-free (no transit) con
oltre il 70% degli Isp del mondo, Isp di ogni gerarchia. Sono
rimasti fuori dagli accordi di interconnessione direct peering
senza pagamento un folto gruppo di Backbone Isp Tier 1 e i grandi
operatori di telecomunicazioni.

L’accordo di principio dell’agosto 2010 tra Google e Verizon
presentato sul tema della “net neutrality” in realtà fa
riferimento ad un nuovo modello di interconnessione che è stato
adottato in Internet tra i Backbone Isp Tier 1, tra cui il più
grande è Verizon, e i grandi consumatori di banda della rete: i
fornitori di contenuti, detti “Hyper Giants”, che offrono
prestazioni di Content Delivery Networking (Cdn), tra cui appunto
il più grande è Google. Secondo questo nuovo modello non c’è
obbligo di free direct peering e l’interconnessione avviene a
pagamento, come per i transiti, in appositi punti di scambio,
chiamati Internet Exchange Point (Ixp), a cui accedono anche gli
Isp regionali e locali.

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