FUTURE PROOF. Virtualizzare la realtà: è tempo di Internet delle cose

Pubblicato il 04 Apr 2011

Con il termine “Internet delle cose” (Internet of things) si
indica l’evoluzione di Internet, da rete di comunicazione per le
persone, a rete che connette gli “oggetti intelligenti” (smart
objects) che popolano gli ambienti che ci circondano, dalla casa,
alla città, al territorio, fino a comprendere tutto il pianeta.
Alla fine del 2010 la popolazione mondiale era pari a circa 7
miliardi di persone, mentre si stima che per ogni persona ci siano
a disposizione 1.000 “oggetti” tra quelli personali e privati
(vestiti, portafogli, mobili, ecc.) e quelli pubblici (prodotti nei
negozi, cartelloni stradali, panchine, ecc.). Grazie alle
nanotecnologie, i calcolatori e i dispositivi di comunicazione
radio diventano piccolissimi e molto economici al punto da poter
essere immersi (embedded) in tutti gli oggetti, che quindi
diventano “intelligenti”.
Il diagramma a cipolla della figura mostra che l’Internet delle
cose non è altro che l’amplificazione dell’Internet della
gente.

Mentre quest’ultima permette l’interazione con miliardi di
persone (10 elevato a 9), l’Internet delle cose mette in rete
anche gli oggetti (10 elevato a 12) e permette la loro interazione
diretta (M2M, machine to machine) al fine di creare una vera e
propria virtualizzazione del mondo reale. L’impiego pervasivo
degli oggetti intelligenti permette l’interazione tra il mondo
virtuale e quello reale e l’Internet delle cose sarà governata
dal Web delle cose (Web of things) e dalle applicazioni software
che vengono abilitate.

Il paradigma degli oggetti intelligenti nasce con le cosiddette
“etichette intelligenti” o Rfid (Radio Frequency
IDentification), dispositivi elettronici passivi introdotti sul
mercato per sostituire i tradizionali codici a barre dei prodotti
di consumo. Oltre alle capacità di memoria, calcolo e
comunicazione wireless, gli oggetti intelligenti saranno dotati di
“sensori” per misurare svariate grandezze, quali: temperatura,
pressione, fumo, esplosivi, umidità, battito cardiaco,
posizionamento relativo e assoluto (tramite Gps), ecc. Si abilita
così un menù infinito di applicazioni di monitoraggio e controllo
degli ambienti, della logistica e delle persone. Oggi gli standard
di comunicazione delle reti di sensori sono piuttosto avanzati e si
chiamano ZigBee e 6LowPAN. Uno dei problemi principali per lo
sviluppo degli oggetti intelligenti è la raccolta e lo stoccaggio
dell’energia necessaria per il loro funzionamento: il ciclo di
vita delle applicazioni pervasive è determinato dalla durata
energetica dei sensori.

Oggi ci sono 5 miliardi di utenti di sistemi radiomobili cellulari.
Ericsson stima circa 50 miliardi di oggetti intelligenti connessi
in rete nel 2020. La sfida per gli operatori di telecomunicazioni
è quella di intercettare gran parte di questi sensori tramite
cellulari e smartphone, in particolare nel campo delle applicazioni
mobili di tipo Nfc (Near Field Communications): pagamenti mobili,
varchi e transiti, biglietti di trasporto, marketing mobile,
campagne di loyalty.

Nell’estate del 2009 il premier cinese Wen Jiabao in visita alla
citta di Wuxi citò la seguente equazione: Internet + Internet
delle cose = saggezza della terra. Nel 2010 il distretto della
città di Wuxi è stato dedicato dal governo cinese all’Internet
delle cose, con la creazione di nuovi laboratori, università e
imprese da destinare alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e
applicazioni. La Cina ha infatti lanciato un piano strategico per
assumere la leadership tecnologica del pianeta dedicando interi
distretti (oggi urbani e domani industriali) alle grandi
innovazioni del futuro da qui ai prossimi 30 anni, dal Cloud
computing all’Internet delle cose.

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