L’intelligenza artficiale può essere uno straordinario strumento per il progresso dell’umanità ma devono essere create le condizioni per un utilizzo fruttuoso e non distorto della tecnologia. E questo compito spetta alla politica. Papa Francesco nel suo intervento al G7 di Borgo Ignazia – primo Pontefice ad intervenire al summit dei grandi della Terra – ha acceso i riflettori sulle potenzialità e i rischi dell’AI, in un discorso atteso da mesi.
Intelligenza artificiale, l’essere umano resti al centro
“Di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione, anche con i toni drammatici e urgenti con cui a volte questa si presenta nella nostra vita – ha sottolineato Papa Francesco – Senza questa primazia condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine”.
“Abbiamo bisogno di garantire e tutelare – ha quindi evidenziato – uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale: ne va della stessa dignità umana”.
Il ruolo chiave della politica
Perché sia rispettato il primato dell’essere umano sulle macchine è necessario che la politica intervenga proattivamente per garantirlo.
“Spetta a ognuno fare un buon uso dell’intelligenza artificiale e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso – ha avvertito – Non possiamo nascondere il rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi. Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di paradigma tecnocratico”.
“Non possiamo del resto dubitare che l’avvento dell’intelligenza ufficiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali – ha ricordato – Ad esempio l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale nella ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti, ma al tempo stesso essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi. Mettendo così in pericolo la possibilità di una ‘cultura dell’incontro’ a vantaggio di una cultura dello scarto”. Ecco perché il richiamo a una politica forte e consapevole del suo ruolo nel governare le grandi trasformazioni digitali.
Il pericolo fake news
Riflettori anche sulle fake news. Secondo il Pontefice Un uso non controllato o ragionato dell’intelligenza artificiale fa correre “il rischio di legittimare delle fake news e di irrobustire il vantaggio di una cultura dominante, ma di minare altresì il processo educativo in nuce”.
Toccando il tema dell’educazione e della formazione, Francesco ha poi aggiunto che uno strumento tecnologico così evoluto “che dovrebbe fornire agli studenti la possibilità di una riflessione autentica, rischia di ridursi a una ripetizione di nozioni, che verranno sempre di più valutate come inoppugnabili, semplicemente in ragione della loro continua riproposizione”.
L’ispirazione etica dell’AI
Come costruire allora un domani migliore, più equo e più giusto facendo leva sull’AI? Promuovendo un’ispirazione etica.
“I programmi di intelligenza artificiale, affinché siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica – ha sottolineato – La decisione etica, infatti, èquella che tiene conto non solo degli esiti di un’azione, ma anche dei valori in gioco e dei doveri che da questi valori derivano. Per questo ho salutato con favore la firma a Roma, nel 2020, della Rome Call for AI Ethics e il suo sostegno a quella forma di moderazione etica degli algoritmi e dei programmi di intelligenza artificiale che ho chiamato algoretica”.
“In un contesto plurale e globale, in cui si mostrano anche sensibilità diverse e gerarchie plurali nelle scale dei valori, sembrerebbe difficile trovare un’unica gerarchia di valori. Ma nell’analisi etica possiamo ricorrere anche ad altri tipi di strumenti: se facciamo fatica a definire un solo insieme di valori globali, possiamo però trovare dei principi condivisi con cui affrontare e sciogliere eventuali dilemmi o conflitti del vivere”, ha concluso.
Meloni: “Intelligenza artificiale sfida urgente”
Intervenendo alla sessione sull’AI del G7, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la tecnolgia tra le sfide più urgenti da vincere. “Tra le tante sfide globali che dobbiamo affrontare in questo periodo abbiamo deciso di dedicare la sessione outreach a quelle che consideriamo più urgenti – ha spiegato Meloni – L’intelligenza artificiale prima di tutto con le opportunità che si aprono e i rischi collegati, al mediterraneo, un’area di crisi e un luogo di dialogo, all’Africa, continente con cui vogliamo avviare una cooperazione completamente nuova”.
“Abbiamo bisogno di lavorare senza approcci idelogici – ha aggiunto – ai cambiamenti climatici che impattano soprattutto sulle nazioni del Global South”.