Ripensare le catene di approvvigionamento in ottica di resilienza e di promozione di un commercio aperto, libero e multilaterale, mettendo in primo piano il ruolo degli stimoli pubblici nel sostenere le economie G7 e la necessità di una maggiore collaborazione tra i Paesi G7 su investimenti digitali e AI per migliorare la competitività economica, aumentare la produttività e promuovere una crescita sostenibile nel lungo periodo.
Tutto questo con un approccio normativo comune e con infrastrutture robuste e resilienti, insieme alla diffusione di competenze tecniche e principi etici. Sono le principali priorità individuate daalla nota B7 Flash, analisi di Confindustria e Deloitte in vista del primo evento B7 del 13 marzo a Verona e della ministeriale “Industria, Tecnologia e Digitale del G7” che si terrà a Verona e Trento il 14 e 15 marzo.
B7 Italy 2024
Espressione del settore privato e delle confederazioni industriali dei paesi del G7, il B7 è il primo ad essere stato costituito e il più autorevole tra gli Engagement Groups istituiti in seno al G7. L’organizzazione del “B7 Italy 2024: Leading the Transitions Together” è affidata a Confindustria avrà un ruolo chiave – spiegano gli organizzatori in una nota – nell’identificare e indirizzare le priorità dell’agenda economica globale. A presiedere i lavori sarà la B7 chair Emma Marcegaglia, che avrà il compito di coordinare il dialogo con i vertici delle confederazioni industriali dei G7 e avvalendosi di due organi consultivi – uno nazionale ed uno internazionale – composti da Ceo di alto profilo e del supporto professionale di Deloitte Italia.
La centralità della digitalizzazione
“La digitalizzazione è fondamentale per tutti i settori industriali, sia nel privato sia nel pubblico – afferma Marcegaglia – come B7 ci impegneremo per promuovere le competenze digitali oltre i confini delle imprese e raggiungere anche le pubbliche amministrazioni, in modo da rafforzare la sicurezza dell’accesso ai dati e fornire alle stesse imprese e ai cittadini servizi più efficienti e più sicuri”.
“Siamo consapevoli – prosegue Marcegaglia – dei rischi associati all’AI e il G7 si è impegnato a sviluppare codici etici armonizzati. È un passaggio decisivo: il B7 è pronto ad elaborare raccomandazioni di policy per consentire alle applicazioni dell’AI di dispiegare tutto il loro potenziale positivo, rendendo l’industria dei nostri Paesi sempre più forte e competitiva”.
Il potenziale rivoluzionario dell’innovazione
“Le sfide legate alla digitalizzazione e le relative implicazioni tecnologiche, infrastrutturali, formative e di nuovi investimenti sono protagoniste dell’epoca che stiamo vivendo – sottolinea Fabio Pompei, ceo di Deloitte Central Mediterranean – La trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale hanno un potenziale rivoluzionario e una rapidità di evoluzione senza precedenti che, se adeguatamente indirizzati, permetteranno di aumentare produttività e competitività in tutti i settori, favorendo al contempo una crescita più inclusiva”.
“Per cogliere appieno le opportunità di questa rivoluzione e assumere una posizione di leadership globale – conclude Pompei – è necessario che imprese e Istituzioni lavorino a stretto contatto, accompagnando i G7 nel radicale cambiamento in atto. Per l’Italia molto dipenderà da come utilizzeremo le risorse straordinarie che il Next Generation EU dedica alla transizione digitale, che rappresentano un’opportunità̀ unica di sviluppo per il nostro Paese”.
I numeri del rapporto
Stando ai dati diffusi dalla nota B7 Flash il settore manifatturiero globale ha raggiunto un valore di 16,2 mila miliardi di dollari nel 2022, con un aumento del valore aggiunto globale del 3,6% (2024-2028) e un peso medio del 16% circa sul Pil mondiale, nonostante alcune fasi di oscillazione negli ultimi anni. La manifattura emerge come un traino determinante del Pil per i G7, in particolare in Germania, Giappone e Italia, e una voce fondamentale dell’export: nel 2022, la Germania ha esportato per 1.632 miliardi di dollari, il Giappone per 751 miliardi di dollari, mentre l’Italia ha raggiunto i 623 miliardi di dollari.
Gli investimenti in digitalizzazione
Secondo i dati pubblicati da Deloitte e Confindustria nel 2022 in Europa, comprendendo anche il Regno Unito, il 69% delle aziende manifatturiere ha adottato tecnologie digitali avanzate nella produzione. Nel 2023 le società digitalmente più mature hanno registrato un Ebit maggiore del 6% rispetto a quelle meno mature. La previsione per gli investimenti globali per la trasformazione digitale, considerando sia il settore pubblico sia il settore privato, è che si raggiungeranno i 3,4 mila miliardi di dollari entro il 2026, con un tasso di crescita annuo composto (Cagr) del 16,3% dal 2023.
Smart Factory, Industry Automation e Digital Twins
Quello della smart factory, evoluzione dei programmi di Industry 4.0, è un settore di mercato che nel 2026 raggiungerà il valore di 165 miliardi di dollari su scala globale, per una crescita annua del 20,6%. L’industry automation, secondo la nota, toccherà il valore di circa 200 miliardi di dollari nel 2024, mentre i digital twins arriveranno a valere 6,7 miliardi di dollari entro il 2025.
Il boom dell’intelligenza artificiale
Il mercato dell’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a calere, secondo i dati di Confidnustria e Deloitte, 373 miliardi di dollari nel 2024 e a 946 miliardi di dollari entro il 2030. A crescere in modo più sostenuto, secondo le previsioni, sarà il mercato del machine learning (528 miliardi di dollari), seguito dall’AI generativa (207 miliardi di dollari) e dalle applicazioni AI alla robotica (37 miliardi di dollari). Su scala geografica, nel 2030 il mercato dell’AI raggiungerà il valore di 202,5 miliardi di dollari in Europa i 237 miliardi di dollari in Usa, i 105 miliardi di dollari in Cina e 15 miliardi di dollari in India.
I settori più promettenti e impattati dall’AI
Le applicazioni di intelligenza artificiale più adottate nel 2023, secondo Confindustria e Deloitte, sono state l’automazione dei processi robotici, che hanno riguardato il 39% delle aziende, seguite da computer vision (34%), dai natural language models (33%) e dagli agenti virtuali (33%).