DATA PROTECTION

Gdpr: addio in Uk, il governo Truss pronto per la svolta

Accelerazione sul progetto che mira a sostituire il regolamento europeo per la protezione dei dati con uno nazionale. L’annuncio di Michelle Donelan, neo-segretario di Stato per il Digitale: “Nostro sistema favorirà imprese e consumatori”

Pubblicato il 05 Ott 2022

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Londra è pronta a uno “strappo” con l’Europa sulla protezione dei dati personali: il nuovo governo di Liz Truss sta spingendo su una riforma delle regole per la privacy con l’obiettivo di sostituire il Gdpr con una regulation nazionale.

Lo ha dichiarato Michelle Donelan, nominata da Truss nel ruolo di Secretary of State for Digital, culture, media and sport. Parlando alla conferenza annuale del Partito Conservatore (QUI LO SPEECH) la Donelan ha annunciato che il governo “sostituirà il Gdpr con il nostro sistema britannico per la data protection che meglio tutela gli interessi di imprese e consumatori”.

La Gran Bretagna “hub di dati del mondo”

Con un’enfasi sulla riduzione degli adempimenti burocratici, considerati un fardello dell’era dell’Ue per le imprese, Donelan ha detto che il Regno Unito può essere “il ponte sull’Atlantico e operare come hub di dati del mondo”.

Il nuovo sistema britannico per la data protection mirerà alla semplificazione delle regole e dei requisiti esistenti, ha proseguito il ministro al Digitale, e attingerà ai sistemi di altri paesi ritenuti adeguati dall’Ue anche senza il Gdpr – come Giappone, Corea del Sud, Israele, Canada e Nuova Zelanda – “per formare un sistema di protezione dei dati veramente su misura”.

Le proposte del governo precedente avevano “Uk Gdpr” al loro centro, ha spiegato Euractiv Ruth Boardman, partner e specialista della protezione dei dati presso lo studio legale Bird&Bird: “Il nome mostra l’approccio: il quadro Gdpr è stato mantenuto, pur se con disposizioni aggiuntive”; il discorso di Donelan “suggerisce cambiamenti di più vasta portata”.

Incognite sullo scambio dati Ue-UK

Il Regno Unito aveva già intrapreso una riforma delle regole sulla privacy. A inizio anno il governo di Boris Johnson aveva proposto un emendamento alla versione del Gdpr che Londra ha adottato dopo la Brexit e ha messo sul tavolo, a giugno, la bozza di una legge chiamata Data reform bill.

Il nuovo esecutivo vuole andare oltre per dare risalto ai flussi di dati con altri paesi esterni all’Ue, in particolare Stati Uniti, Australia, Corea del Sud e Singapore. Londra non ha fornito dettagli sulle ulteriori modifiche legislative e ciò non permette di capire al momento se manterrà comunque l’adequacy ruling (decisione di adeguatezza) dell’Ue, che permette lo scambio di dai tra l’Ue e il Regno Unito.

In seguito alla Brexit, infatti, i trasferimenti di dati tra le due parti sono stati approvati dalla Commissione perché Londra aveva ancora un regime di privacy allineato al Gdpr. In questa decisione era inclusa anche una “sunset clause”, che ne assicurava la scadenza automatica e, quindi, la necessaria revisione e rinnovo nel 2024.

“Abbiamo bisogno dei dettagli per sapere se questi permetteranno al governo britannico di riuscire nel trucco preferito di Boris Johnson, avere la botte piena e la moglie ubriaca – in questo caso mantenere l’adeguatezza con l’Ue, ridurre gli obblighi per le imprese e continuare a proteggere gli individui”, ha concluso l’esperto Boardman.

L’Agenda digitale britannica: 5G e regole per i social

Nel discorso di Donelan sono stati inclusi anche riferimenti alle altre priorità legislative digitali del governo britannico.

Tra questi ci sono la promessa di un roll-out accelerato della connettività 5G e a banda larga in tutto il paese e gli emendamenti all’Online safety bill, un regolamento progettato per regolare il comportamento delle piattaforme online per ridurre i danni online.

Il disegno di legge, che è stato sospeso prima dell’estate in attesa delle elezioni del nuovo primo ministro, tornerà in Parlamento, ha confermato Donelan, ribadendo che il suo obiettivo principale è “assicurare che le società di social media proteggano bambini e giovani” pur salvaguardando il diritto alla libertà di espressione.

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