LO SCENARIO

GenAI, si smorza l’entusiasmo: rischi e costi crescenti, aziende più caute



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Secondo un sondaggio di Sda Bocconi oltre il 60% delle imprese che fanno capo ad Assosoftware dichiara di investire, nel migliore dei casi, il 5% del fatturato in intelligenza artificiale. Per Capgemini è importante focalizzarsi su ciò che crea valore. E da una survey di Lucidworks emerge che le stime di spesa per il 2024 sono scese. Le preoccupazioni legate alla sicurezza e alle “alluncinazioni” frenano l’avvio di progetti

Pubblicato il 12 lug 2024



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Il rapporto con la GenAI si evolve e si fa più maturo: pare sia giunto il tempo di un approccio meno emotivo e più strategico. A confermarlo sono almeno tre studi: il primo, di Sda Bocconi School of Management per Assosoftware, rivela fra le altre cose che oltre il 60% delle aziende che fa capo all’associazione di Confindustria dichiara di investire solo tra lo 0 e il 5% del proprio fatturato in intelligenza artificiale, frenata dal bisogno di competenze adeguate e da un atteggiamento di cautela verso la nuova frontiera tecnologica, mentre un’analisi di Capgemini fa emergere la necessità di “rivolgere l’attenzione a ciò che genera realmente valore”. Un report Lucidworks, infine, evidenzia che le stime di spesa per il 2024 sono scese al 63% dal 93% di un anno fa: a preoccupare sono soprattutto i costi di implementazione e i rischi di “allucinazioni” che minerebbero l’attendibilità delle risposte.

Sda Bocconi per Assosoftware: regna la prudenza

Secondo la ricerca “L’Intelligenza Artificiale nei software gestionali” condotta da Sda Bocconi School of Management sulla base di una survey tra le imprese che fanno parte di AssoSoftware, l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende dell’IT che realizzano software gestionali, oltre il 60% delle aziende dichiara di investire solo tra lo 0 e il 5% del proprio fatturato in Intelligenza Artificiale, e appena l’1% destina più del 30% ad applicazioni legate all’AI.

Questa prudenza può essere letta in due modi: da un lato evidenzia la necessità di competenze adeguate, dato che l’adozione dell’AI implica la formazione del personale, l’adattamento dei processi esistenti e la ridefinizione delle strategie di business; allo stesso tempo c’è un tema di incertezza e di complessità nell’applicare le nuove tecnologie che impone di muoversi con cautela per tener conto delle nuove normative e regolamenti, oltre che di inedite questioni di etica, privacy e di sicurezza, mai affrontate prima.

“Lo studio mette anche in luce che, per riuscire a sfruttare appieno le potenzialità dell’AI, non basta accompagnare le aziende e sostenere i lavoratori, soprattutto quelli più giovani, ad affrontare con formazione e strumenti adeguati le sfide della trasformazione digitale – dichiara il Presidente di AssoSoftware Pierfrancesco Angeleri -. Bisogna infatti promuovere lo sviluppo di applicazioni software nazionali che trasferiscano i benefici delle tecnologie AI nelle attività quotidiane, in modo quasi trasparente all’utente. Solo sostenendo le pmi e le startup nazionali attive nel software e nelle nuove tecnologie l’Italia riuscirà a diventare un paese all’avanguardia nel campo dell’AI”.

“La principale preoccupazione delle aziende legata all’impatto dell’AI non è la perdita di lavoro, indicata solo nel 15% dei casi, bensì la dipendenza da strumenti informatici sviluppati in altri Paesi e non trasparenti, che è segnalata da oltre il 60% delle imprese intervistate – aggiunge Severino Meregalli, Associate Professor of Practice di Sda Bocconi School of Management -. Dallo studio emerge in modo chiaro che la complessità dell’AI non può essere governata direttamente dall’utente finale ma deve essere necessariamente intermediata da esperti del settore, quali le software house, che portano i vantaggi della nuova tecnologia in azienda grazie alle applicazioni software gestionali”.

Capgemini: necessario focalizzarsi su ciò che crea valore

Nei prossimi due anni l’AI generativa (Gen AI) avrà un ruolo chiave nel supportare il lavoro dei professionisti in ambito software, dal momento che potrà contribuire alla progettazione, allo sviluppo e al collaudo di oltre il 25% dei software. Secondo l’ultimo report del Capgemini Research Institute, “Turbocharging software with generative AI: How organizations can realize the full potential of generative AI for software engineering”, la stragrande maggioranza (80%) dei professionisti in ambito software ritiene che, automatizzando le operazioni più ripetitive, gli strumenti e le soluzioni di Gen AI saranno in grado di trasformare significativamente il proprio lavoro, consentendo loro di concentrarsi su attività a maggiore valore aggiunto.

“L’AI generativa si è affermata come tecnologia autorevole in grado di supportare gli ingegneri del software e sta rapidamente guadagnando consensi – spiega Riccardo Dolfi, Managing Director di Capgemini Engineering in Italia -. Il suo impatto sull’efficienza e sulla qualità del coding è misurabile e dimostrabile, ma offre buone prospettive anche per altre attività legate al software. In ogni caso, bisogna ricordare che il valore reale emergerà da un approccio olistico all’ingegneria del software, che vada oltre l’implementazione di un singolo ‘nuovo’ strumento. Bisognerà infatti rispondere alle esigenze aziendali con una progettazione efficace e adeguata, creare spazi di lavoro e assistenti ad hoc per gli sviluppatori, implementare standard di qualità e sicurezza e garantire l’efficienza dei team software. L’attenzione deve essere rivolta a ciò che genera realmente valore”.

Dal report emerge che più di tre quarti dei professionisti che lavorano nel campo del software sono inoltre convinti che l’AI generativa abbia il potenziale per rafforzare la collaborazione con i team aziendali non tecnici. Per quanto l’adozione dell’AI generativa nell’ingegneria del software sia ancora nelle fasi iniziali, con 9 aziende su 10 che devono ancora portarla su scala, il report ha rilevato che le organizzazioni con iniziative attive di AI generativa stanno già ottenendo molteplici benefici dalla sua adozione: la promozione dell’innovazione è al primo posto (61% delle organizzazioni intervistate), seguita dal miglioramento della qualità del software (49%). Le organizzazioni hanno inoltre registrato un miglioramento della produttività1 delle loro attività di ingegneria del software compresa in media tra il 7 e il 18%. Per alcune attività di tipo specialistico, il risparmio di tempo è stato addirittura del 35%.

Le organizzazioni intervistate hanno rivelato che intendono sfruttare il tempo aggiuntivo recuperato grazie all’AI generativa per attività innovative come lo sviluppo di nuove funzionalità software (50%) e l’upskilling (47%), mentre la riduzione del personale risulta l’opzione meno considerata (solo il 4% delle organizzazioni intervistate). Stanno inoltre emergendo nuovi ruoli, come lo sviluppatore di AI generativa, il prompt writer o l’architetto di AI generativa.

Secondo lo studio, gli strumenti di AI generativa sono utilizzati oggi dal 46% degli ingegneri software come supporto alle loro attività. Quasi tre quarti concordano sul fatto che il potenziale dell’AI generativa si estenda oltre la scrittura del codice. Nonostante l’assistenza in fase di coding sia il principale caso d’uso, l’AI generativa trova applicazione anche in altre attività del ciclo di vita dello sviluppo del software, come la modernizzazione del codice o la progettazione dell’esperienza utente (UX).

Lucidworks: preoccupazioni su costi e “allucinazioni”

Lucidworks ha invece intervistato oltre 2.500 leader aziendali coinvolti nel processo decisionale dell’AI per scoprire lo stato dell’adozione dell’AI generativa. Lo studio rivela un notevole rallentamento della spesa, con solo il 63% delle aziende che pianificano di aumentare gli investimenti in AI nei prossimi 12 mesi (rispetto al 93% nel 2023).

Il rallentamento è dovuto alle crescenti preoccupazioni sui costi di implementazione, sulla sicurezza dei dati e sull’accuratezza degli output generati dall’IA. Tuttavia, ci sono dei punti positivi: i rivenditori e le aziende tecnologiche stanno aprendo la strada all’implementazione e applicazioni pratiche come la generazione di Faq, la governance responsabile dell’AI e la riduzione dei costi si stanno dimostrando vincenti.

“Un anno fa – spiega il report -, la sicurezza dei dati era la preoccupazione più grande e i costi di implementazione erano solo una preoccupazione per il 3% dei dirigenti aziendali. Oggi le preoccupazioni sono aumentate in modo esponenziale. Il dato più sorprendente? Le preoccupazioni sui costi di implementazione sono aumentate di 14 volte nel 2024. I retailer sono tra i più preoccupati per i costi (63%), probabilmente a causa della reattività richiesta e dell’elevato numero di domande dei clienti. Un altro aumento significativo è rappresentato da un incremento di 5 volte delle preoccupazioni relative all’accuratezza delle risposte, probabilmente dovuto a problemi di allucinazioni”.

L’indagine evidenzia che il confronto sull’AI generativa è andato ormai oltre il “cosa potrebbe essere possibile”. Nel 2024, i leader aziendali si aspettano che fornisca un valore reale. “L’ondata iniziale di entusiasmo per l’IA generativa sta incontrando un approccio più strategico – afferma Mike Sinoway, ceo di Lucidworks -. Le aziende stanno riconoscendo il potenziale, ma anche i rischi e i costi. Questo studio fornisce le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e tracciare un percorso di successo con l’AI”.

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