IL PROGETTO

Gender pay gap, negli Usa startup in campo: obiettivo parità entro il 2027

Via alla Open Imperative, l’iniziativa che raccoglie le società innovative non quotate che si impegnano ad adottare misure in grado di assicurare la parità salariale

Pubblicato il 15 Mar 2022

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Secondo il Global Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, un’altra generazione di donne dovrà attendere per ottenere la parità. Mentre l’impatto della pandemia generata dal Covid19 continua a farsi sentire, il divario di genere su scala globale è aumentato da 99,5 anni a 135,6 anni in una generazione. Tra i dati che meglio raccontano questa disuguaglianza quello sulle retribuzioni: il rapporto tra il salario delle donne e quello degli uomini in una posizione simile, rimane ancora al 37%.

In questo scenario nasce l’Organizations for Pay Equity Now, conosciuta anche come Open Imperative, che raccoglie startup non quotate e investitori uniti nell’obiettivo di eliminare il gender pay gap nel settore entro il 2027.

Tra i nomi spiccano quella di Prezzee che vende carte di regalo digitali, la società di mutui e prestiti Landed e la neonata Public Nextdoor, piattaforma social di quartiere.

I membri di Open Imperative si impegnano a ridurre i divari retributivi di genere del 60% nel primo anno di attività della coalizione: verrà fornito regolarmente un audit confidenziale delle prestazioni di equità retributiva dei singoli associati.

Secondo un report di OpenComp, l’accesso ai dati retributivi rappresenta uno degli ostacoli maggiori per abbattare il divario salariale. “Se il divario in azienda diventa pubblico – spiega Thanh Nguyen, ceo di Open Imperative e co-fondatore di OpenComp  – hai una chance in più per attivare un qualche cambiamento. Se invece nascondi i dati, allora non farai nulla per migliorare”.

Open Imperative è nata nel giorno dell’Equal pay day negli Usa: lì le donne guadagnano attualmente 83 centesimi a fronte di 1 dollaro guadagnato dagli uomini, stando del Census Bureau. Questo dato, se disaggregato per razza ed etnia, peggiora e le donne nere, ad esempio, soffrono un divario salariale ancora più ampio.

“Un equo compenso aiuta a trattenere i dipendenti, aumenta la produttività e la buona volontà di dipendenti e datori di lavoro – puntualizza Nicole Mason, componente del comitato consultivo di Open Imperative nonché presidente e ceo dell’Institute for Women’s Policy Research – Quindi l’uguaglianza salariale sarebbe davvero una vittoria per tutti”.

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